Milano - Alleluja, il Milan torna a vincere nel suo stadio, a San Siro dopo una vita, molti tormenti e un inseguimento durato tre turni addirittura. Vince al culmine di un assalto cieco e coraggioso, effettuato con tutti i suoi effettivi, i migliori arrivati dalla panchina, Cassano e Boateng cioè, nel corso della seconda frazione che rappresenta una esibizione di calcio meno scialba e deludente di quella precedente. Gol a parte, di Boateng, sul blitz di Emanuelson a sinistra, il Milan esibisce un calcio molto discutibile che attira molte critiche e censure e pochissima soddisfazione. Conta solo l'1 a 0 alla fine e il raccolto dei punti che consente di tallonare ancora la Juve, passata secondo pronostico scontato in quel di Cesena. Il resto è da richiudere in un cassetto dei ricordi scomodi da riaprire a fine stagione per un esame circostanziato di colpe e responsabilità.
Quest'ultimo Milan ha le pile scariche e le gomme sgonfie. Corre poco, molto poco e anche il suo profeta, Ibrahimovic, tradisce uno smalto discutibile confermato puntualmente dai suoi estri e anche dai suoi scontri verbali con i sodali, in campo. Lo svedesone non risparmia nessuno, né i meno famosi del gruppo, Antonini per esempio, e neanche i più medaglisti della compagnia, Van Bommel che ha con lui un vero e proprio dibattito a distanza durante il primo tempo.
Nemmeno la presenza del giovane El Shaarawy produce qualche contributo di agilità alla manovra dell'attacco che risente di mancanza assoluta di fantasia, genialità. E infatti la macchina rossonera si rimette in moto appena Allegri rimescola le sue carte ed effettua un paio di cambiamenti sostanziali allo schema iniziale. Emanuelson passa da tre-quartista a fare la mezz'ala o più tardi il terzino e da quella posizione realizza una serie di imboscate che servono a scodellare a centro area un paio di golosi palloni. Muntari diventa il perno di centrocampo, qualità scadente, ma buona tenuta mentre Cassano e Boateng rappresentano una botta di vita, una scarica di adrenalina per una squadra che rischia la completa anemia. Appena un tiro in porta nel primo tempo, una serie di conclusioni murate nella ripresa.
L'episodio centrale, che spinge il Genoa coraggioso e ammirevole della prima parte alla resa, accade a metà ripresa quando Jankovic si lascia 'pizzicare' nel secondo giallo dall'arbitro e costringe i suoi a una difesa in dieci, asserragliati nella propria metà campo, anzi addirittura in area di rigore. A quel punto Allegri ' molla' i pappafichi e fa entrare anche Maxi Lopez per trovare la stoccata vincente. Che capita a pochi rintocchi dalla fine con una rasoiata di Boateng, immatricolato dal Genoa al suo sbarco nel calcio italiano, pronto a dedicare la sua rete e il suo ritorno all'attività alla solita Melissa Satta. Lo fece anche a Bergamo e non gli portò granchè. A quel punto con tre punte schierate, il Milan mette alla corde il rivale e riesce a passare. Tirando un sospiro di sollievo e facendo i conti anche con un clamoroso equivoco perché a un certo punto nello stadio, chissà partita da dove, spunta anche la voce del pareggio del Cesena che non c'è e il tifo riprende a bollire.
Invece si tratta di una falsa notizia che non aggiunge granchè al duello tricolore: ci sono tre punti di distacco a quattro turni dal traguardo. Di autentico c'è solo il faticoso 1 a 0, il ritorno al successo a San Siro, il gol di Boateng e un giudizio positivo, generoso, molto generoso sul conto del Genoa.
Che non è parente di quella squadra maltrattata dal Siena domenica e umiliata dai suoi tifosi. Qui, i colleghi rossoneri, se la prendono con Preziosi, diventato il nemico pubblico numero uno della categoria. Urge una bella iniziativa di solidarietà per il presidente genoano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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