Spalletti "morde" l'Inter. Da Politano a Keita, che scosse per ripartire

Spalletti "morde" l'Inter. Da Politano a Keita, che scosse per ripartire

Non è il rumore dei nemici di Josè Mourinho. Ma qualcosa che ci assomiglia. Luciano Spalletti ha capito che all'Inter non si può mai abbassare la guardia, che bisogna sempre tenere alta la tensione. Dentro e fuori dal campo. Facile per chi vive di emozioni a trecentosessanta gradi, come l'allenatore nerazzurro. Quelle stesse emozioni che a volte hanno una coda velenosa. Così succedono cose. A Genova contro la Sampdoria quella esultanza esplosiva al gol di Brozovic, salvato dalla squalifica solo da un ricorso d'urgenza. Con la Fiorentina la mancata stretta di mano di Keita a fine partita. Una settimana perfetta guardando i risultati, a partire dalla rimonta show con il Tottenham, scivola via come se Spalletti fosse condannato a vincere sempre dopo la falsa partenza in campionato, con un punto in due partite. Visto da fuori può sembrare una contraddizione per chi ha vinto tre gare delicate di fila, ha rinnovato un contratto fino al 2021, ha una squadra costruita, a suo dire, come la voleva lui. Insomma l'ideale, anche se le prestazioni finora hanno detto che manca ancora più di qualcosa.

Così il giorno dopo il successo con i viola è scandito dalla convinzione che il rigore dato all'Inter via Var sia ineccepibile. D'altra parte con gli arbitri c'è un discorso aperto fin dalla prima giornata, dal ko con il Sassuolo quando per le proteste a fine gara Spalletti fu diffidato e multato (diecimila euro). E poi la furia per il braccio di Dimarco non punito con il rigore contro il Parma. Quindi l'episodio di Genova, la gioia del tecnico di Certaldo mal interpretata dal quarto uomo.

È stato un avvio di stagione sulle montagne russe per Spalletti dal «siamo l'anti-Juve», concetto espresso anche se non letteralmente, al «non l'ho mai detto». Un modo per mandare messaggi anche a uno spogliatoio che deve essere sempre tenuto sull'attenti. Conseguenza della pericolosa flessione dopo la pausa invernale della passata stagione. In quel momento probabilmente si sfilacciò qualcosa rischiando di compromettere la corsa Champions. È forse anche per questo che spesso a fine partita può capitare che Spalletti continui a urlare all'indirizzo dei suoi. Come successo con Keita, ma anche a Politano come spiegato dallo stesso tecnico, martedì sera. Vietato abbassare la guardia. In questo l'allenatore nerazzurro, a suo modo, è un maestro. «A volte negli spogliatoi capita anche di mordersi tra uomini», ha detto Spalletti.

Ben venga se serve a vincere come nell'ultima settimana, a far tornare i conti.

A proposito di numeri, non serviranno «morsi» al cda di domani. Sarà un bilancio con un rosso sopra i venti milioni, in linea con quello della passata stagione chiuso a meno 24,5 milioni.

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