Mentre il mondo si agita intorno a lui, Jannik Sinner festeggia i trionfi sempre allo stesso modo: «Sono felice ha detto col trofeo di Miami in mano -, ma non farò niente di speciale: una cena, forse un po' di dolce. Adesso arriva la terra rossa sulla quale vado meno bene: si torna a lavorare». Il sunto della Domenica di Pasqua celebrata con il suo secondo titolo del Masters 1000 - nei 73 minuti di partita contro Dimitrov che portano a quota 25 il bottino degli ultimi 26 match - è tutto qui, e probabilmente non c'è mai stato un numero 2 del mondo con un profilo così basso: «D'altronde ha spiegato chi è un predestinato al lavoro deve solo fare quello: mettersi subito di nuovo all'opera per migliorare». È quella definizione personalissima di predestinato che spiega come la sua prova del 9 il trittico Monte Carlo, Roma, Parigi racconterà se davvero Jannik sia pronto a fare l'ultimo passo. Diventare, ufficialmente, il Re.
Mentre insomma tutti sono davanti alla Tv (1 milione 800mila su Sky al match point, con uno share record dell'8,1%) e passano il tempo a fare calcoli (quando, dove, come diventerà il numero 1), l'uomo baciato dal Dio Tennis e anche - dalla Pausini, è successo pure questo in Florida, è già tornato a casa. Quantomeno per ora da principe nel luogo che gli fa da residenza, che poi è anche il prossimo trampolino, con la certezza che le difficoltà aumenteranno. Lo spiega lo stesso Sinner, raccontando come sia complicato ora passare dal terreno veloce a quello che sporca le caviglie e pure un po' il suo talento: «Non avrò molti giorni per abituarmi alla nuova superficie, però come sempre con il mio staff sappiamo cosa fare». Nel Country Club vicino casa probabilmente ritroverà all'angolo anche Simone Vagnozzi, oltre sicuramente a un sacco di tifosi italiani, salutati con un «ci vediamo a casa» che poi è diventato un sorriso per la piccola gaffe. «Si vabbè, Monte Carlo è quasi Italia», ha poi aggiunto sperando di non riaccendere le stucchevoli polemiche sulla sua abitazione un po' fuori mano.
E avendo le spalle larghe già a 22 anni, Jannik sicuramente riuscirà comunque a far digerire anche questo, contando che la classifica da qui al Roland Garros gli può solo venire in aiuto. Un po' meno in quel di Monaco, dove l'anno scorso perse con Rune in semifinale, molto di più agli Internazionali (nel 2023 uscì agli ottavi contro Cerundolo) e ancora meglio in Francia, dove il ko del secondo turno con Altmeier con l'ormai famoso «in campo non mi divertivo» fu la spinta per cambiare le cose e ripartire di slancio. Per arrivare poi a dove siamo ora.
Ci sono dunque tanti punti da guadagnare, molto lavoro da fare e sempre la stessa testa da campione: «Penso solo a godermi il momento, perché so che magari potrei anche non vincere più. Per questo ricomincio ad allenarmi: in fondo io sono nato in una famiglia normalissima e tranquilla». Già, appunto: perché agitarsi?
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