Benny Casadei Lucchi
nostro inviato al Mugello
La marea gialla si alza, sventola, gesticola. E il re del giallo rallenta quasi a sfidare le leggi dell'equilibrio. Poi saluta. Respira. Sospira. E calcola. Che ha quasi quarant'anni. Che nessuno mai in pole alla sua età. Che è un record. E non sa ancora se da festeggiare o dimenticare. «Stavo pensando anche che ho 39 anni, che correrò per altri due, che non avrò molte altre occasioni per ottenere delle pole, tanto più qui al Mugello. E volevo godermi al massimo il momento; che poi è il motivo per cui corro. Soprattutto, volevo salutare uno ad uno il mio pubblico».
Valentino parla, Valentino è davanti a tutti. Trentacinque millesimi dietro ci sono Lorenzo e la Ducati. Non gli accadeva dal Giappone duemilaesedici. Valentino è davanti a tutti nel Gp d'Italia. Anche questo non succedeva da due anni. A quel sabato era però seguita una domenica bastarda: tradito dal motore. Valentino è davanti a tutti qui dove ha vinto nove volte, sette di fila; qui dove ha smesso di trionfare dieci anni fa, anno 2008; qui dove per due edizioni ha vissuto momenti bui. Nel 2010 quando si fratturò. L'anno scorso quando ci arrivò convalescente dall'incidente in allenamento. E questo circuito magico incuneato fra le colline, domani aspetta il suo re e però aspetta anche altri aspiranti al trono. Alcuni graditi, come Andrea Iannone e la Suzuki che scatteranno con il quarto tempo; come Danilo Petrucci e la Ducati clienti quinti; e come, soprattutto, Andrea Dovizioso con il settimo tempo. E altri sgraditi, tutt'al più sopportati. Lorenzo, ad esempio, ormai partente dalla Ducati «e però voglio regalare ai tifosi della rossa la gioia di una mia vittoria». E Vinales che con la Yamaha fotocopia di Rossi ha una gran voglia di tornare lo zingaro d'inizio 2017, quello del pronti e via e in testa al mondiale con tre vittorie. E Marquez terribilmente veloce e antigravitazionale, visto che anche ieri si è rialzato due volte da ciò che noi umani consideriamo una sicura caduta e invece gomito, colpo d'anche, magia ed è rimasto in sella. «Dopo aver centrato la pole me lo sono ritrovato davanti e l'ho seguito» dirà Vale. «Lui me l'aveva fatto tempo fa, a me non capita mai di riuscire a seguirlo, tutte le volte se mi vede frena, ma qui no. Ed è stato molto interessante studiarlo per un intero giro, scoprendo come guida su questa pista e come si comporta la sua Honda...».
Parole che sott'intendono quanto sia grande l'odio sportivo fra i due e però quanto altrettanto enorme sia l'inconfessabile stima che i due nutrono l'uno verso l'altro quando pensano alle rispettive abilità tecniche. «Chi il rivale più pericoloso?» domanda e si domanda Valentino. «Lorenzo va davvero forte, le due Ducati vanno forti. Andrea è indietro ma il passo di entrambi è notevole. Hanno meno problemi di altri. Anche Marquez va molto forte. Anche tutta la seconda fila. Anche Iannone. L'importante sarà essere in quel gruppo a giocarmela... Mi preoccupa invece la scelta delle gomme, perché al momento con quelle per la gara non siamo veloci». Per questo intanto si gode la pole, per questo mente dicendo che già «un podio sarebbe bello», bugia a cui segue però una spiazzante verità. Succede quando gli domandano del casco tricolore, dell'omaggio al 2 giugno. «Non ci avevo pensato, volevo fare un omaggio all'Italia, l'ho scoperto dopo che coincideva con la festa».
Valentino sincero, Valentino che alla fine la butta in battuta per non dire ciò che veramente pensa.
«Che cosa rispondo a chi dice che sono vecchio e bollito e dovrei smettere? A loro penso quando faccio cagare, penso cazzo, magari hanno ragione loro. Quando invece vado bene, io a loro e a ciò che dicono non penso mai. Sono solo felice». E non pensa. E non calcola più.
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