Del Vale nazionale resta il sorriso. Quello triste, però. Quello teso mostrato dopo il Gp del Qatar dove lui fu settimo a 16 secondi nel 2011 e dove l'altra sera ha chiuso decimo a 33 secondi. Del Vale nazionale resta l'espressione impaziente di quando sa che deve rispondere alle domande ma vorrebbe solo andar via e invece dice e spiega e d'un tratto pare possa esplodere e con lui il matrimonio mai consumato con la Rossa Ducati perché «son sincero, probabilmente andiamo peggio del 2011… Speranze? Le abbiamo finite tutte l'anno scorso».
Del Vale nazionale a cui eravamo abituati resta il sorriso triste di un campione che ha appena finito di vedere Lorenzo e Pedrosa e Stoner sul podio e inizia a leggere negli sguardi della gente il dubbio che in fondo sia anche lui a non far andare la Ducati. Perché può essere che quella moto, quel motore, quella ciclistica siano come il suo casco e cioè la luna per lui che è sole, il nero per lui che è bianco, il freddo per lui che è caldo. Questione di feeling tecnico si dice. Solo questo, però. Perché non esiste che il Vale abbia perso talento e decimi al giro rispetto agli avversari degli ultimi anni, non esiste proprio. Come non esiste che Hayden all'improvviso sia un piccolo aspirante Stoner capace di salvare il salvabile in casa Ducati mentre il Vale dice «non riesco a guidare bene questa moto e non riesco a fare nemmeno la differenza rispetto ad Hayden… di solito vado sempre un pochino più forte di lui…».
Del Vale nazionale resta la silenziosa certezza che se solo avesse una Honda, una Yamaha sarebbe non il solito Vale, l'ha più volte ammesso anche lui, «forse adesso non sono il più veloce in assoluto», ma una volta là davanti nella battaglia sarebbe sempre il Vale dei duelli e delle imprese.
Del Vale nazionale restano le parole schiette e sofferte e arrabbiate regalate a fine Gp ai ragazzi di Mediaset. Parole che lasciano capire quanto la nazionale Rossa dei motori sia tutt'altro che una squadra con lo spogliatoio unito. Perché, pensiamoci, c'è lui che inizia a non crederci più e c'è quella mancanza d'intesa fra gli ingegneri Ducati e i suoi uomini, i tecnici e meccanici di tanti mondiali migrati con lui da Honda e poi da Yamaha.
Trattasi di sensazioni, di sussurri, di piccole o grandi nevrosi motociclistiche, trattasi comunque di qualcosa che senza podi e sussulti potrebbe esplodere perché «questa è la moto che ho voluto io? Non proprio vero, ho dato delle indicazioni su quali fossero le aree dove poter far meglio… solo che non siamo riusciti a risolvere i problemi e io purtroppo non ce la faccio da solo, non sono un ingegnere… Più che speranze ora ci vorrebbero risultati e una moto che si riuscisse a guidare meglio… La cosa buona è che con questo nuovo telaio per lo meno non si cade, cosa che dal mio punto di vista è molto positiva».
Del Vale nazionale non restano solo queste parole d'ironica amarezza, ci sono anche quelle a metà fra impotenza e disperazione quando dice «sinceramente, nel momento in cui Barbera mi ha buttato fuori ed ero ultimo delle Motogp, ho pensato anche di tornare ai box, però mi son detto: dai, ci provo. E almeno cerco di dare ai tecnici delle indicazioni e poi vedo se sono pronto fisicamente perché mi sono fatto un mazzo così d'inverno e infatti alla fine ero fresco… Però il problema è che andiamo piano».
Del Vale resta l'immagine di un campione che si sta già chiedendo dove andare a fine stagione. Perché avanti così è difficile che il matrimonio mai consumato prosegua; perché «a Jerez, fra due settimane, possiamo finire sesti, ma io sono abituato a lottare per altre posizioni…»; e perché la sua ex Honda è felicemente al completo e la sua ex Yamaha anche e mettere su un team in proprio non sarebbe cosa da pronti e via e le moto migliori sempre quelle sono: le sue ex Honda ed ex Yamaha che difficilmente acconsentirebbero… O forse sì. Per poter dire appena il Vale ritornerà alla vittoria, «visto che avevi bisogno di noi…».
Twitter:@bennycasadei
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