Virus "taglia" stranieri. E il volley può riscoprire le schiacciate tricolori

I club potrebbero cedere le stelle estere. Nuovi spazi per gli italiani ridotti a "liberi" e "centrali"

Virus "taglia" stranieri. E il volley può riscoprire le schiacciate tricolori

Anche il volley italiano, come il basket, ha deciso di annullare tutti i campionati dopo l'emergenza coronavirus. Certo, sull'argomento non sono mancate polemiche e frecciate (tra i presidenti dei club), dimissioni (quelle dei due presidenti di Lega, maschile e femminile, Mosna e Fabris) o proposte varie (ad esempio quella di consegnare lo scudetto a Mattarella e poi assegnarlo a medici e infermieri).

Ma ora c'è un'altra questione, cruciale, da risolvere: la crisi economica (vedi strutture, per lo più palestre scolastiche ancora chiuse, tante spese e pochi sponsor) che si sta abbattendo sulle società, pronte a tagliare budget e ingaggi e a cedere i migliori stranieri per non rischiare di scomparire. E il presidente della Fipav Cattaneo, che assicura sostegno economico ai club, si dice preoccupato «oltre che della situazione sanitaria, anche di quella psicologica, ovvero la paura del contagio che diventa più forte della voglia di tornare a vedere lo sport».

Vien da chiedersi: non sarebbe il caso di «sfruttare» questa pandemia per concentrare le residue risorse sul vivaio (poche società, a dire il vero, ne hanno uno) e dare più spazio ai giocatori italiani? «È un'occasione da prendere al volo - commenta Marco Bonitta, ex ct del volley femminile, ora tecnico a Ravenna. Lo abbiamo già dimostrato qui, inserendo in rosa quattro under 21: se lanciati nella maniera giusta, i nostri talenti possono stare nella Superlega, il campionato più difficile al mondo. Inoltre, a livello giovanile non siamo poi messi così male: ci sono già dei gruppi straordinari, forse paragonabili a quelli della Generazione dei Fenomeni». A dimostrarlo ci sono le due finali mondiali conquistate dagli azzurrini (oro per l'under 19 e argento per l'under 21) dell'estate 2019. Certo, i risultati giovanili non sono tutto, ma qualcosa indicano: per il dopo Tokyo, questo è un patrimonio che non possiamo permetterci di perdere.

Diamo i numeri di questa stagione: il totale degli italiani (99) delle tredici squadre di Superlega era superiore a quello degli stranieri (79). Non illudetevi: la regola attuale, che prevede tre italiani in campo (su 7, compreso il libero, dunque meno del 50%), comporta che le squadre finiscano per schierare i nostri atleti sempre e solo negli stessi ruoli (centrali e libero), mentre in quelli di schiacciatore-ricevitore gli italiani sono pochissimi: il problema è che o giocano in club che non puntano allo scudetto o finiscono in panchina.

«Il movimento giovanile azzurro è florido spiega Lorenzo Bernardi, uno dei più grandi pallavolisti di sempre -, bisogna approfittarne. Velasco si conferma la persona ideale nel ruolo di direttore tecnico delle Nazionali giovanili. Possiamo anche elencare i nomi dei più futuribili: Michieletto, Lavia, Rinaldi, Gardini, ecc. Per crescere, però, devono avere la possibilità di giocare per grandi obiettivi. Così soltanto vengono fuori i veri campioni».

Chi ha sposato la linea verde è il presidente della Powervolley Milano, Lucio Fusaro: «Come consigliere di Lega proporrò di aumentare a quattro il numero di italiani in campo.

Come Powervolley, invece, dico che noi ce la giochiamo dal basso, facendo grande attenzione al settore giovanile e alle piccole società. Non solo, cerchiamo di investire pure su scuola e oratori, certo che se poi i presidi chiudono le palestre...».

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