La prima volta di Nizzolo è a casa Viviani. E l'eterno secondo sfata il tabù Giro

Ora sulla vetta infernale la sfida tra scalatori puri Bernal-Vlasov. Il russo vuole prendersi il rosa. Ma gli altri non guarderanno...

La prima volta di Nizzolo è a casa Viviani. E l'eterno secondo sfata il tabù Giro

Una vittoria certificata, dopo una serie impressionante di piazzamenti. Finalmente Giacomo Nizzolo, a Verona, sull'uscio di casa di Elia Viviani, il portabandiera delle olimpiadi di Tokio, che nemmeno riesce a fare la volata, tanto è strana, tanto è atipica e anticipata, tanto è imprevedibile per tutti i velocisti meno il campione d'Europa e d'Italia, che capisce prima di tutti il pericolo lanciato da Edoardo Affini, 24enne mantovano, secondo alle spalle di Ganna nella crono inaugurale di Torino, che a seicento metri dal traguardo prova il colpo a sorpresa, da autentico finisseur, che per poco non gli riesce, se non ci fosse Nizzolo a capire tutto e a fare una volata pazzesca che lo porta a vincere per la prima volta in carriera una tappa al Giro d'Italia, dopo 11 secondi posti e 5 terzi.

«Per scaramanzia avevo detto che avrei corso per il secondo posto, l'obiettivo era riuscire a fare la volata: ero un po' indietro, per non restar chiuso ho deciso di sfidare l'aria e mi sono buttato», dice felice come pochi, Nizzolo, 32 anni, due volte in maglia ciclamino della classifica a punti al Giro, riconoscibile per l'originale casco sul quale ha dipinto l'autocertificazione per gli spostamenti in era Covid. «La voglio dedicare a mio papà, che nei giorni scorsi ha subito un'operazione. E comunque non sarà un'emozione che passerà in fretta», dice il milanese.

È lui a chiudere l'ultimo giorno di quiete prima della tempesta, sullo Zoncolan. «È un Giro disegnato come piace a me, con tappe e salite lunghe: da qui in poi ci saranno distacchi pesanti, mi aspetto subito battaglia», dice Bernal, che il kaiser o il mostro come volete chiamarlo non lo conosce e l'ha studiato solo sulle carte geografiche. A sentire il colombiano in rosa, difendere la maglia è una priorità. A sentire il russo Vlasov diretto da quella vecchia volpe di Giuseppe Martinelli al colombiano la rosa può essere sfilata. Scalatore puro, Vlasov, proprio come Bernal. Ma anche gli altri da Evenepoel a Caruso, da Yates a Ciccone - non staranno a guadare, perché su quelle pendenze c'è poco da fare i turisti.

Quindi, tutti davanti alla tivù: oggi c'è lo Zoncolan.

Una vetta infernale, al cui ingresso è scritto: lasciate ogni speranza o voi che entrate. Nell'anno di Dante lo Zoncolan è il nome di girone infernale. Qui non c'è spazio per gli ignavi, ma solo per in bicicletta ha peccato d'ambizione.

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