Spunta il condono fiscale Robin tax per le imprese dall'energia alla telefonia

Il pacchetto approda nelle commissioni del Senato Pensioni, trattativa ferma fino al vertice Berlusconi-Bossi

Spunta il condono fiscale  
Robin tax per le imprese 
dall'energia alla telefonia

Finalmente la manovra sbarca in Parlamento. Ieri in commissione Bilancio del Senato è iniziata la discussione generale del provvedimento che, nelle parole del relatore e presidente del tavolo Antonio Azzollini (Pdl), avrà «un impatto forte sulla vita delle persone». E anche del governo, a giudicare dalla posta in gioco. La commissione Affari costituzionali ha ratificato all’unanimità la sussistenza dei presupposti di necessità e urgenza, a eccezione dell’articolo 8 del decreto legge 138 relativo alla contrattazione collettiva di prossimità che avrà quindi una votazione separata, come richiesto dal Pd.
Nel merito delle misure al vaglio, troverebbe conferma l’ipotesi di attenuare il contributo di solidarietà del 5 per cento per la parte di reddito eccedente i 90mila euro e del 10 per quelli superiori a 150mila euro «in cambio» di un incremento dell’1 per cento delle aliquote Iva, quella ordinaria del 20% e quella ridotta del 10%. Ma spunta il nodo retroattività del contributo di solidarietà: come spiega lo stesso Azzollini, l’applicazione della nuova tassa per il 2011, il primo dei 3 anni previsti dal decreto, sarebbe in contrasto lo Statuto del contribuente. Nel dossier dei tecnici del Senato le perplessità sul contributo aumentano. «Esistono potenziali strategie elusive che potrebbero incidere negativamente sull’entità del gettito». Ad esempio, le aziende potrebbero organizzarsi elargendo più fringe benefit al fine di ridurre il reddito in quanto tale. Oppure, «potrebbe determinarsi un disincentivo rispetto alla dichiarazione integrale del reddito» (ulteriore evasione); in alternativa ancora gli imprenditori potrebbero rinunciare per 3 anni alla distribuzione degli utili». Dubbi anche sul miliardo e mezzo atteso dalla tassazione dei giochi per «gli ampi margini di discrezionalità concessi».
L’obiezione di retroattività è valida, del resto, anche per la «robin tax». In proposito, l’ipotesi che si fa largo in commissione Industria è estendere l’aliquota Ires non soltanto al settore energetico ma anche a tutti i soggetti titolari di concessioni: quindi dalle telecomunicazioni alle autostrade, dagli aeroporti ai servizi sociali. In questo modo, l’aumento dell’imposta potrebbe dimezzarsi dal 4% per cento previsto oggi al 2%. Ma è indispensabile l’invarianza dei saldi: dall’incremento dal 6,5% al 10,5% dell’Ires sulle imprese energetiche, comprese quelle che operano nel rinnovabile, il governo si aspetta di raccogliere oltre 1,8 miliardi nel 2012 e altrettanti nel biennio 2013-2014. Se l’innalzamento dell’aliquota fosse limitato al solo 2%, conferma il relatore Enzo Ghigo (Pdl), «consentirebbe di esentare dal pagamento il settore delle rinnovabili». Su questo verrà sentita domani la numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia, che però ne chiede la cancellazione.
Incassare almeno 35 miliardi di euro e salvare 300mila imprese sull’orlo del crac e con 700mila posti di lavoro coinvolti è invece l’obiettivo dei pidiellini Amedeo Laboccetta e Antonio Mazzocchi, che propongono un condono fiscale per gli anni 2006-2009.
Intanto continua la battaglia di resistenza da parte dei Comuni contro lo spettro soppressione e accorpamento. Le amministrazioni con meno di 5mila abitanti hanno inviato un telegramma al premier Berlusconi in segno di protesta. I «piccoli» scenderanno in piazza lunedì a Milano e annunciano un vertice per il 17 settembre a Filettino, nel Frusinate, a cui sono stati invitati il Cavaliere e il ministro Tremonti. Negli ultimi giorni s’è fatta strada la «scappatoia» della gestione congiunta di alcune funzioni nei centri con meno di mille residenti, con un rafforzamento delle «unioni» per venire incontro a Calderoli e ai leghisti. Complessivamente, i tagli agli enti locali valgono 16 miliardi in 3 anni, punto sul quale la posizione del Carroccio sembra ancora particolarmente rigida. Come sul capitolo pensioni, per cui c’è il rischio concreto che sia messa una pietra tombale sulle ambizioni di riforma dell’esecutivo targato Pdl. In ballo c’è quanto meno la possibilità di anticipare al 2012 la cosiddetta «quota 97» per i congedi di anzianità.

Per il momento, tutto fermo fino al decisivo faccia a faccia di lunedì tra Berlusconi e Bossi. Una data da segnare in rosso, visto che coincide con la deadline (29 agosto, ore 20) per presentare gli emendamenti alla manovra, fissata ieri dalla commissione Bilancio del Senato.

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