Statali, il monito della Corte dei Conti: "Gli aumenti legati alla produttività"

Nelle pubbliche amministrazioni cresce il "costo del personale": +2,8% rispetto al 2006 e +7% rispetto al 2007

Statali, il monito della Corte dei Conti: 
"Gli aumenti legati alla produttività"

Roma -Bisogna valutare bene la produttività del lavoro da parte dei dipendenti statali, prima di concedere aumenti sulla busta paga. Nel Rapporto 2010 sul lavoro pubblico, la Corte dei Conti evidenzia che alla limitata contrazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni fa riscontro una crescita del "costo del personale" (+2,8% rispetto al 2006 e +7% rispetto al 2007), con maggiore incidenza nel settore statale. Secondo la magistratura contabile, è "ormai ineludibile procedere ad una misurazione della produttività del lavoro pubblico quale parametro di compatibilità economico-finanziaria per la concessione di incrementi retributivi eccedenti il mero mantenimento del potere di acquisto della componenti fisse della retribuzione".

I costi della pubblica amministrazione La pubblica amministrazione ha registrato nel triennio 2006-2008 una flessione "se pur contenuta" del numero complessivo dei dipendenti (-1,3%). Alla limitata contrazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni fa, peraltro, riscontro una crescita del costo del personale, +2,8% rispetto al 2006 e +7% rispetto al 2007, con una maggiore incidenza nel settore statale. La Corte sottolinea dunque "i limitati effetti delle misure relative al contenimento delle assunzioni e degli organici, antecedenti" il decreto legge 112 del 2008, che ha introdotto un’ulteriore stretta in materia. Il segretario generale della Corte dei Conti Gian Giorgio Paleologo sottolinea "la particolare importanza" della relazione sul costo del lavoro pubblico che ha coinvolto "tutti i pubblici dipendenti, non solo gli statali per oltre 10mila amministrazioni, attivi nella pubblica amministrazione a vario titolo, non solo con rapporti a tempo indeterminato ma anche determinato compresi i lavoratori interinali o i lavoratori socialmente utili". Inoltre si tratta di un rapporto con tutti gli ultimi dati disponibili, aggiornato a venti giorni fa.

Il costo dei nuovi contratti La nuova tornata contrattuale 2010-2012 costerà 5,3 miliardi di euro: 1,6 miliardi per il 2010, circa 2 nel 2011 e 1,7 nel 2012, "con una maggiore spesa rispetto alle regole dell’accordo di luglio 1993 nel 2011".  La magistratura contabile evidenzia che "la contrattazione collettiva nazionale fino a tutto il biennio 2006-2007 non è riuscita a mantenere la crescita delle retribuzioni nei limiti previsti dall’accordo di luglio 1993 sulla politica dei redditi. In tale periodo è risultato evidente il divario tra gli incrementi contrattuali e la dinamica del fenomeno inflattivo". La sessione negoziale relativa al biennio 2008-2009, in fase di completamento, "riconosce per la prima volta agli interessati incrementi sostanzialmente in linea con il tasso di inflazione programmata (3,2%)". Con riferimento a tale tornata contrattuale, la Corte conferma però "le perplessità, legata all’attuale contesto macroeconomico e di finanza pubblica, in ordine alla prevista riassegnazione ai fondi per la contrattazione integrativa dei tagli alla spesa di personale effettuati dal decreto-legge 112 del 2008".

La relazione della Corte sottolinea poi "il ritardo nell’avvio delle trattative contrattuali per la nuova tornata contrattuale 2010-2012, destinata a svolgersi nell’ambito delle regole previste dall’intesa sull’assetto delle relazioni sindacali sottoscritta il 30 aprile 2009, che sostituisce l’accordo di luglio 1993 sulla politica dei redditi. La quantificazione delle risorse è stata infatti rinviata alla legge finanziaria per il 2011".

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