Transgrandeur

L'inclusione alle Olimpiadi esclude alcune persone

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A voler tenere dentro tutto alla fine è inevitabile che sfugga qualcosa. La parola «inclusione», per quanto ampia, indica solo un'esclusione un po' più piccola.

Prendi le Olimpiadi che cominciano domani in Francia. Ci fanno due marron glacé così con la storia della Liberté, Égalité, Fraternité et Inclusivité, e poi...

Poi succede che a ricevere la fiamma olimpica al suo arrivo a Parigi - ai francesi gli scappa proprio il vizietto... - sia una drag queen. Una bella cosa per la comunità Lgbtq, un po' meno per le donne, perché a consegnarla è un uomo, ed essendo la drag queen un altro uomo, per quanto truccato e coi tacchi, le femministe hanno già protestato contro il patriarcato. Transgrandeur. Tra l'altro: perché non ci sono gare per il terzo sesso?

Poi c'è il caso di Sasha Zhoya, sprinter francese dei 110 ostacoli, il primo atleta uomo autorizzato dal Comitato olimpico a indossare una gonna - invece dei pantaloni - in occasione della cerimonia inaugurale. A cui però non può partecipare la velocista Sounkamba Sylla perché lei vorrebbe sfilare con il velo islamico che il Comitato olimpico le nega perché andrebbe contro i principi di laicità dello Stato.

A proposito di inclusività che non include. Naturalmente ci sono le bandiere di tutte le nazioni, anche israeliana e palestinese. Ma non quella russa. Gli atleti di Mosca, anche se non sono putiniani, sono esclusi.

E così la fiamma olimpica - l'unica fiamma che piace alla sinistra - è arrivata allo stadio. L'ultimo.

Bene. Ora si può anche spegnere.

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