Sulle tracce d'inchiostro dei cacciatori di manoscritti

Christopher de Hamel racconta avventure e peripezie di grandi maniaci del libro. Da Sant'Anselmo a oggi

Sulle tracce d'inchiostro dei cacciatori di manoscritti

Per migliaia di anni la cultura umana è stata trasmessa copiandola. È in un certo senso passata di mano in mano, di penna in penna. I volumina prima, e i libri poi, erano oggetti rari in cui un enorme quantitativo di lavoro intellettuale era utilizzato per salvare la cosa più preziosa prodotta dagli umani, le idee. Ma non bastava crearli questi testi preziosissimi. Bisognava farli sopravvivere. I manoscritti, quando non soccombono all'usura del tempo, sopravvivono grazie agli uomini e alle donne che li hanno preservati e che ne hanno riconosciuto il valore. Tranne rarissime eccezioni non sono reperti archeologici, scavati tra le rovine e poi portati in un museo. Di norma sono stati comprati, venduti, contesi, usati, disassemblati, riassemblati, amati, letti, ignorati, riscoperti... Ogni manoscritto ha una storia ed attorno alla sua storia si gioca anche la storia di qualche collezionista animato da una sorta di sacro fuoco. Esiste una sorta di circolo dei manoscritti di cui fanno parte fanatici di ogni parte del mondo e di ogni epoca.

Uno di questi fanatici, dotato per altro di penna felicemente narrativa, è Christopher de Hamel: ritenuto tra i massimi esperti di manoscritti medievali e di miniatura è Fellow a vita del Corpus Christi College di Cambridge. Forte di questa sua enorme passione ed esperienza ha dato alle stampe, nella versione italiana per i tipi di Mondadori, Il circolo dei manoscritti. Dodici storie di libri dal Medioevo ad oggi (pagg. 692, euro 38). Nella sua narrazione ha scelto dodici casi emblematici che vanno dall'XI secolo al XX che portano il lettore dai monasteri ai castelli, alle biblioteche. Tutto sulle tracce di carta di amanti dei libri. Ecco allora alcuni degli uomini (e delle donne) che fecero l'impresa, per parafrasare un famoso film.

Anselmo d'Aosta (1033-1109) fu un monaco e insegnante benedettino, ma anche un santo canonizzato, e questo ha assicurato la precoce conservazione di molte delle sue lettere e delle sue conversazioni, nonché di una dettagliata biografia scritta dal suo pupillo Eadmero. Anselmo parlerà perciò a nome di innumerevoli monaci del Medioevo che amavano i manoscritti. Jean de Valois, duca di Berry (1340-1416), era il figlio del re di Francia, e la sua vita è documentatissima. Si conservano anche gli inventari domestici delle collezioni private di manoscritti, antichi e di sua commissione, insieme a straordinari gioielli, reliquie e altre opere d'arte. De Hamel coglie concretamente l'insaziabile brama del duca per l'acquisizione e il possesso, e la gioia che provava per la bellezza e l'originalità. L'accesso alla sua biblioteca ci permette di stare in compagnia di miniaturisti straordinari e di autori medievali, come la sua amica Christine de Pizan.

Poche persone possono parlarci della produzione libraria del Rinascimento con più dettaglio di Vespasiano da Bisticci (1422-1498), libraio che creò un nuovo stile di manoscritti rivolto agli umanisti più raffinati. Con le sue chiacchiere e i suoi pettegolezzi animava le strade di Firenze, e possediamo molte sue lettere nonché centinaia di libri da lui venduti, spesso firmati da scribi di cui pure, grazie a lui, conosciamo la vita. Vergò anche numerose brevi biografie dei suoi clienti nelle corti e nelle biblioteche d'Europa. Ci consentono di incontrare un mondo di committenti, mercanti e studiosi danarosi. Simon Bening (1484-1561) nacque anni dopo l'invenzione della stampa, quando ormai i manoscritti erano diventati oggetti di lusso e avevano cessato di essere una necessità. Bening sfruttò il cambiamento a proprio vantaggio, diventando talmente famoso a Bruges come miniaturista, lo lodava anche Vasari, che la sua opera era richiesta in tutta Europa.

Il triplice e quasi simultaneo avvento della stampa, del Rinascimento e della Riforma ebbe conseguenze devastanti per molti manoscritti medievali, specialmente in Inghilterra dopo la chiusura dei monasteri con Enrico VIII. Sir Robert Cotton (1571-1631) era il più vorace dei primi antiquari e raccolse migliaia di volumi abbandonati, creando un arsenale politico e intellettuale a disposizione della neonata nazione britannica, collocato nel cuore del governo, a Westminster. Sebbene danneggiati nel 1731, i suoi manoscritti sopravvivono in gran parte in quella che oggi è la British Library, e ci raccontano la storia dell'ossessione di Cotton, tragicamente solitaria e incrollabile. L'Abbé Jean-Joseph Rive (1730-1791) era un uomo estremamente diffidente e litigioso, ma fu il primo bibliografo e scrittore a interpretare i manoscritti miniati come opere con una collocazione ben definita nella storia dell'arte. La sua immensa conoscenza e le sue opinioni dogmatiche sono raccolte in numerosi pamphlet e pubblicazioni, inzuppate di note a piè di pagina nelle quali si rivelano le sue reali conoscenze e intuizioni. Non tutti questi personaggi sono degli eroi o santi. Anche ladri e furfanti possono essere animati dalla passione per i manoscritti con un entusiasmo e una dedizione stupefacente. Constantine Simonides (1824-1890) era un falsario, un truffatore e una sorta di mitomane. Ma con il calamo era un autentico mago, un seducente Mefistofele, capace di materializzare qualsiasi manoscritto greco si potesse desiderare.

Il professor Theodor Mommsen (1817-1903) è l'unico studioso di manoscritti che abbia vinto il premio Nobel. Era un poliedrico intellettuale tedesco, promotore della Altertumswissenschaft (l'antichistica) e dell'istruzione universitaria. Fu un gigante nell'edizione di testi classici dalle loro fonti superstiti, che diede la caccia a manoscritti e iscrizioni latine con la passione di un esploratore e le certezze di uno zelota.

Si visita infine il caveau dei manoscritti della Morgan Library and Museum di New York in compagnia dell'affascinante Belle da Costa Greene (1879-1950). Divenne, per due generazioni, la bibliotecaria e l'acquirente personale della più ricca dinastia di banchieri americani, in una nuova società caratterizzata da una disponibilità di denaro quasi illimitata.

Persino i suoi registri di biblioteca e le sue lettere d'amore risplendono della sua passione per i manoscritti. Belle Greene creò, quasi da sola, la moda delle biblioteche milionarie.

Un viaggio in buona compagnia quindi, in un libro che contiene anche delle miniature fantastiche.

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