Al Superstudio la fiera della fotografia dialoga con i grandi maestri degli anni '60

Scatti di sicuro valore alla Paladini Gallery e alla Building

Al Superstudio la fiera della fotografia dialoga con i grandi maestri degli anni '60
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Nell'epoca delle relazioni «instagrammate», dei selfie come nuovo baluardo dell'identità e dell'arte sedotta dall'intelligenza artificiale, qual è lo stato di salute della fotografia? Buono, anzi pare ottimo a giudicare dall'andamento in costante crescita sia delle fiere che delle aste internazionali specializzate dove, soprattutto Oltralpe (regina indiscussa resta la Francia) le quotazioni di uno scatto d'autore possono superare anche il milione. L'Italia resta un passetto indietro (le politiche fiscali anche in questo campo non aiutano) anche per questioni legate al retaggio del collezionismo nostrano, tant'è che difficilmente le quotazioni della fotografia superano la soglia dei diecimila euro. Eppur si muove, e un buon test anche quest'anno è la MIA Photo Fair, la fiera milanese dedicata al settore, acquistata un paio d'anni orsono da Fiere di Parma e sponsorizzata da BNP Paribas. La kermesse che si tiene da oggi fino a domenica nei capannoni di Superstudio di via Tortona sotto la direzione di Francesca Malgara, offre uno sguardo abbastanza fedele sul variegato panorama italiano sia delle gallerie specializzate sia di quelle generaliste in tutto un'ottantina tra cui 21 straniere - che per l'occasione mettono in mostra la poetica dei fotografi d'oggi anche a confronto di quelli di ieri, in particolare la grande fotografia italiana degli anni Sessanta.

La parola d'ordine, sottolinea Malgara, è «dialoghi», ovvero le relazioni di un media intramontabile fin dall'era della riproducibilità tecnica, con gli altri linguaggi d'arte e l'avanzare del progresso digitale. Al «dibattito», oltre alle gallerie, partecipano 37 espositori suddivisi tra editoria, progetti speciali e istituzioni.

Al netto della quasi assenza di grandi capolavori, MIA rappresenta ugualmente un'occasione interessante per invogliare il collezionismo delle nuove generazioni, offrendo a prezzi accessibili fotografie di buona qualità firmate da artisti italiani emergenti, come nel caso dei paesaggi e degli still life di Silvia Astoli e Romana Zambon nello stand di Federica Ghizzoni, e a quotazioni decisamente umane le opere in bianco e nero di grandi maestri come Gianni Berengo Gardin e Mario Giacomelli in mostra allo stand di Alessia Paladini Gallery, in assoluto il più raffinato di tutta la fiera.

Presenza pressochè inedita quella della galleria Building di Moshe Tabibnia, che per l'occasione sfodera un'elegante personale di ritratti d'artista di grande formato realizzati da Aurelio Amendola tra il 1970 e i primi anni '80.

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