IRLANDA BATTE BELFAST. Se fossimo in politica, sarebbe un momento storico, quasi come l'Accordo del Venerdì Santo. Invece siamo nell'unico altro campo in cui si riesce a litigare con altrettanta foga: il calcio. E quindi la vittoria dell'Irlanda sui vicini di casa dell'Irlanda del Nord non causerà moti di piazza o interrogazioni, ma di sicuro farà discutere. Nell'occhio del ciclone il Tas di Losanna, che ha definitivamente sancito che i calciatori nati in Irlanda del Nord possono giocare per la nazionale della vicina Eire.
IL CASO KEARNS. Tutto nasce dalla scelta del giovane attaccante del West Ham Daniel Kearns, nato proprio a Belfast nel '91, di vestire la casacca della nazionale irlandese. Dopo aver giocato con la nazionale nordirlandese fino alla selezione under 17, Kearns ha scelto di cambiare e la Irish FA, la federazione di Belfast, gli ha dichiarato guerra, ricorrendo alla Fifa. Tempo sprecato, perché i vertici del calcio mondiale hanno sentenziato che chiunque abbia doppia nazionalità può scegliere la sua Nazionale. Poi, dal momento del debutto nella prima squadra, il giocatore non potrà più cambiare. Ieri, infine, la decisione definitiva del Tribunale dello sport di Losanna che ha dato ragione a Kearns, alla Federazione irlandese (FAI) e alla Fifa, respingendo l'appello nordirlandese.
ACCORDI DISATTESI. A prima vista, la notizia non esiste. Anche Balotelli, doppio passaporto ghanese e italiano, può decidere come crede. E in molti prima di lui lo hanno già fatto: Camoranesi, Higuain, i fratelli Boateng, Deco. In Irlanda, però, le cose non sono così semplici. Decenni di guerra civile hanno reso i rapporti tra Dublino e Belfast quantomeno circospetti. Tutto ruota intorno al già citato Accordo del Venerdì Santo, in virtù del quale il passaporto irlandese (della Repubblica d'Irlanda, l'Eire) può essere rilasciato anche a chi è nato in Ulster in virtù di un «diritto di nascita» di chiunque abbia visto la luce sull'isola. Proprio per arginare l'emorragia di talenti a Sud, la Federazione di Belfast aveva stabilito che - in assenza di vincoli familiari con la Repubblica o di residenza - i calciatori nordirlandesi non avrebbero potuto giocare per l'Eire.
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