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Sinner, i compagni non sono amici

Spiace davvero che il populismo a sproposito di Kyrgyos abbia trovato spazio anche in chi avrebbe dovuto schierarsi nettamente a favore di un compagno

Sinner, i compagni non sono amici
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Charles M. Schultz faceva parlare i suoi eroi a fumetti, e le verità che uscivano da quelle nuvolette erano assolutamente reali: «Un'amicizia finisce quando scopri che l'amico eri soltanto tu». Ben detto Charlie Brown, e chissà se Jannik Sinner ha mai letto il Peanuts: in caso contrario, glielo consigliamo per riempire i vuoti di questo periodo di pausa forzata.

E insomma: la conclusione della vicenda Clostebol con la sospensione del nostro fenomeno per 3 mesi (con un patteggiamento che chiarisce come Jannik non sia colpevole di nulla) propagano ombre azzurre sul tennis. Perché la verità, alla fine, è sempre la stessa: si è amici fino a prova contraria, a meno che poi si abbia bisogno di aiuto. E in quel caso l'eterna promessa di vicinanza esce dal campo ed evapora. Paolo Bertolucci, che di tennis è non solo un grande ex ma pure un saggio commentatore, l'ha fatto notare: «L'assordante silenzio di quasi tutti i giocatori italiani sul caso di Jannik Sinner mi ferisce». Ed in effetti, aldilà delle nette dichiarazioni di Andrea Vavassori («La cosa che mi sorprende veramente è come sei riuscito a gestire tutta questa faccenda e il non aver mai risposto alle critiche di persone che veramente hanno oltrepassato il segno da diverso tempo. Sempre più rispetto per te, forza Jan») e quelle Matteo Berrettini («Jannik è stato chiaramente vittima di un errore»), si notano più gli assenti che i presenti. Gli stessi che avevano appunto giurato eterna stima e gratitudine nei confronti del numero uno del mondo quando, seppur sfinito dalla stagione più emotivamente complicata della sua vita, era corso a spendere le ultime energie a Malaga per far vincere a tutti la seconda Coppa Davis consecutiva.

Spiace davvero, insomma, che il populismo a sproposito di Kyrgyos abbia trovato spazio anche in chi avrebbe dovuto

schierarsi nettamente a favore di un compagno. Ma come afferma Berrettini, ormai altro saggio anche lui, «nel tennis non ci sono amici». O meglio: spesso anche lì, come nella vita, l'amicizia viene ridotta in noccioline.

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