Nel 2023, 2.511 persone (pari al 14,8% del totale delle persone incontrate nei Centri d'ascolto e Servizi Caritas) hanno manifestato bisogni abitativi. La casa, dopo il reddito e il lavoro, rappresenta il terzo bisogno. «Attualmente - come spiegano alla Caritas (nella foto il direttore Luciano Gualzetti) - per circa un terzo delle famiglie che vivono nella diocesi di Milano, il reddito disponibile rende difficoltoso l'accesso a soluzioni abitative sul mercato libero. La casa rappresenta una condizione fondamentale per garantire dignità e autonomia, ed è centrale nei percorsi di supporto che Caritas offre a molte categorie vulnerabili: famiglie in difficoltà, minori, persone senza dimora, ex detenuti, migranti e altri». Molte persone incontrate da Caritas Ambrosiana hanno d'altronde una capacità economica ridotta, alimentata da un reddito da lavoro insufficiente. «Per costoro - spiegano - l'accesso alla locazione è sempre più ostacolato soprattutto in città come Milano». L'offerta in locazione riguarda solo il 20% dello stock abitativo della città ed è localizzata soprattutto nel centro città. Gli affitti mensili, a Milano giunti in media ai 23 euro al metro quadrato nel 2023, «manifestano un trend di crescita allarmante, che alimenta anche l'aumento (dopo la pausa del periodo pandemico) di sfratti per morosità (dal 2015 al 2022 nel comune di Milano sono stati emessi provvedimenti di sfratto di 10.040 nuclei familiari, in media circa 1.255 l'anno)». Secondo la letteratura scientifica internazionale, un'abitazione non si ritiene abbordabile quindi economicamente sostenibile qualora il suo costo superi il 30% del reddito. A Milano tra il 2015 e il 2021, mentre i prezzi di acquisto crescevano del 41% e i canoni di locazione del 22%, i redditi e le retribuzioni medie sono cresciute del 12-13%, e solo del 3% per gli operai e del 7% per gli impiegati, secondo Inps. Il fenomeno non riguarda solo le fasce in povertà, ma interpella anche la cosiddetta fascia grigia: chi ha un reddito mensile medio di circa 1.500-2.500 euro e non rientra tra gli aventi diritto ad alloggi del Servizio abitativo pubblico (Sap), gode tuttavia di entrate non sufficienti per accedere al mercato.
Ne scaturiscono nuove fragilità in zone periferiche e periurbane, scenario che si contrappone alla bolla dei centri storici: sempre più appannaggio di pochi, considerando la concentrazione di abitanti con redditi anche molto elevati.
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