Si nota di più così, non cè dubbio. Pressato dalle voci che egli stesso aveva contribuito ad alimentare, tutto un rincorrersi di «sì, no, forse», Nanni Moretti ha rotto gli indugi concordando un comunicato ufficiale diffuso ieri alle 15. Vi si legge: «Per limpossibilità di conciliare questo impegno con la realizzazione, nel 2009, del suo nuovo film», il regista «conclude il suo mandato di direttore del Torino film festival». Si sapeva da giovedì sera, anzi dal 21 novembre, allorché Moretti annunciò urbi et orbi, tramite sesquipedale intervista a Repubblica, di aver trovato lidea per il suo prossimo film. Ma fino allultimo il sindaco Chiamparino e Alberto Barbera, direttore del Museo del cinema di Torino nonché gran «regista» delloperazione che nel dicembre 2006 portò Moretti alla guida del Tff, hanno sperato in un ripensamento, una proroga, un accomodamento. Per la serie: Nanni firma per un altro anno, mettendoci faccia e nome, mentre un direttore «operativo» costruisce il festival vero.
Non è andata così. Moretti lo conoscete, è uomo pignolo, nevrotico, accentratore, capace di permeare totalmente di sé qualsiasi cosa faccia: film, premi, rassegne, girotondi. Poco ama i competitor alla pari: o sei un protegé o un sottomesso. Questanno a Torino cerano Polanski e Stone, i film, le retrospettive, i ripescaggi, le «recinzioni» in romanesco con Johnny Palomba: ma soprattutto lui, il direttore-demiurgo in pullover, lattrazione preferita in città. Molla il festival al culmine del successo (di pubblico, di stampa, di sponsor), come certe prime donne che scelgono con cura quando smettere. Ecco le sue parole sul comunicato ufficiale: «Sono stato felice della possibilità che mi è stata data e alla quale mi sono dedicato con grande impegno. Il prossimo anno realizzerò il mio nuovo film e non potrò più garantire la stessa attenzione e lo stesso lavoro al Torino film festival. Lascio un festival unico nel panorama italiano, che potrà crescere ancora continuando a sostenere il buon cinema indipendente e dautore... Sono grato a Torino che mi ha accolto con molto affetto e discrezione». Ricambiano i complimenti Barbera e Casazza (direttore e presidente del Museo): «Lavorare con lui è stata unesperienza coinvolgente e ricca di stimoli, che ha rafforzato la nostra stima e lamicizia nei suoi confronti. Ora limpegno sarà quello di mantenere la manifestazione nel solco della continuità che Nanni ha saputo arricchire di nuove valenze e contenuti». Certo non sarà facile sostituirlo al timone del festival, sia che la spunti la vice Emanuela Martini sia che arrivi il collega Mimmo Calopresti. Perché se è vero che con Moretti, gira e rigira, finisce sempre in politica, bisogna riconoscere che il regista di Palombella rossa stavolta ha saputo muoversi con abilità alla Gian Luigi Rondi, tanto da guadagnarsi il plauso del Secolo dItalia («Nanni il rosso? A destra piace, e non da oggi») nonché del senatore azzurro Enzo Ghigo, possibile candidato sindaco: «Moretti lo terrei. È ideologico, ma preparato e competente. Semmai mi chiedo: Moretti accetterebbe di dirigere il festival se nel 2010 a Torino governasse il centrodestra?». Replica dellinteressato: «Non avrei problemi, mi fa piacere che ci sia una destra senza posizioni pregiudiziali».
Nel frattempo deve averci ripensato. Meglio rituffarsi nel lavoro artistico. Lo aspetta un film - pare non politico - prodotto da Roberto Cicutto e Raicinema. A Torino tornerà, da spettatore speciale. Riverito come una Madonna pellegrina.
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