Roma - L’ultima beffa «Fasciofuturista», arriva dai Castelli. Sarà che è carnevale, sarà che sono tempi di identità politiche incerte, sta di fatto che quelli di Casapound hanno pensato bene di diffondere un comunicato tarocco, inoculando nella rete dei media una di quelle storie un po’ splatter che di solito suscitano la famelica curiosità dei programmi di intrattenimento leggero: «Un rappresentante di ceramiche di 45 anni, le sue iniziali sono P.D., ha confessato al parroco la sua omosessualità e il desiderio di diventare donna e farsi suora». Meraviglioso, intrigante, morboso al punto giusto, tutti pronti a interpellare il sociologo e il sessuologo. Peccato che non fosse vero nulla.
Così, le tre agenzie che ieri hanno abboccato all’amo (una incredibilmente anche dopo la smentita!), hanno fatto la gioia dei concorrenti che hanno mangiato la foglia. E l’Adn Kronos si è tolta la soddisfazione di svelare l’arcano: «A Carnevale ogni scherzo vale. Una burla, ben riuscita, è quella che ha messo a punto Casapound che ha tratto in inganno anche qualche organo d’informazione». Dobbiamo confessarvi che incredibilmente noi lo avevamo capito. Non perché siamo particolarmente scaltri, ma perché conosciamo bene lo spirito goliardico degli animatori della rete Casapound, il gusto per la truffa mediatica, l’azione spettacolare: a volte ironica, a volte vagamente squadristica, sempre irriverente e trasgressiva.
E ovviamente il nostro smagatissimo capocronaca - uno che la goliardia della destra la conosce bene - aveva sentito puzza di bruciato, quando aveva letto la spiegazione fornita da Massimo Carletti, portavoce dei casapoundisti dei Castelli: «P.D. ha scelto il mese mariano proprio per la profonda fede che lo contraddistingue in un panorama nichilista povero di virtù e avaro di ideali. Lui - continuava ispirato Carletti - ha molte virtù e un forte ideale cristiano che proprio la Chiesa vorrebbe negare. Come tornerà dal Paese europeo dove effettuerà l’intervento, espletate le pratiche anagrafiche e burocratiche del caso, P.D. non dovrà subire alcun ostracismo che lo ostacoli nel suo sogno: entrare in convento». Ennò, era troppo.
Ed infatti, alle 17.27, Carletti spiega a Omniroma l’intento sarcastico della beffa: «Non pensavamo che la vicenda di P.D. suscitasse tanto clamore - rivela il portavoce di Casapound -, eppure la vicenda era già sotto gli occhi di tutti, almeno da sabato, quando alla fiera di Roma P.D. ha maturato la sua scelta: passare dalla parte della Chiesa, senza se e senza ma». I fasciofuturisti attaccavano: «Non sappiamo se la scelta è maturata per una questione di espiazione di peccati del passato, di sincera e assoluta fede, oppure per l’opportunismo di accomodarsi e affiancarsi alla struttura ecclesiale, che trova sempre un posto per tutti. P.D. per noi. Partito Democratico per tutti gli altri. Il partito che cambia pelle ogni due settimane ha scelto la fede. Scelta confermata anche nel nome del nuovo segretario: quel Franceschini che fa tanto ordine monastico».
Così sarà il caso di compilare un piccolo inventario delle scorribande satiriche-e-non all’attivo dei seguaci della testuggine corazzata (il simbolo delle Case d’Italia) per capire cosa si nasconda dietro questa strategia comunicativa: la prima che ha fatto il giro delle televisioni è stata la devastazione della Casa del Grande Fratello. Non attacco simbolico, ma demolizione pezzo a pezzo, con tanto di documentazione video su You Tube. L’assalto, giustificato con la condanna del consumismo televisivo, trovò una ammiratrice insospettabile in Daniela Santanchè, che invitata a dissociarsi ad Annozero gridò: «Sono meglio i ragazzi di Casapound che assaltano la casa, dei clienti del Billionaire!» (Essendo il locale in questione di sua proprietà, l’affermazione aveva un certo costo). Il secondo atto clamoroso fu l’affissione di un manifesto con una foto di avanguardisti del Ventennio in armi, associato, per voluto contrasto, allo slogan para-pubblicitario, «Sostieni la squadra del cuore». Seguì anche la materializzazione della squadraccia, con tanto di camion d’epoca e lancio di volantini, per le vie di Roma. I Casapoundisti furono meno felpati quando dopo una trasmissione di Chi l’ha visto? sui fatti di piazza Navona (che ha onor del vero non li diffamava affatto) assaltarono - anche qui non metaforicamente - i girelli di via Teulada, introducendosi nella fortezza della Rai (la Sciarelli era già fuori, altrimenti chissà che incontro).
Sempre i ragazzi del Blocco studentesco si schierarono armi in pugno a piazza Navona, durante i giorni dell’Onda, ma stavolta non era uno scherzo. E per il trentennale di Acca Larenzia sfilarono con dei tamburi colorati bianchi e rossi che erano una copia esatta (anche questo lo capirono in pochi) di quelli della Hitlerjugend immortalati da Leni Riefensthal. A Casapound è di casa Graziano Cecchini, il fasciofuturista per eccellenza che tinse di rosso la fontana di Trevi (per criticare la Roma veltroniana), scaricò palle colorate su piazza di Spagna, oscurò Castel Sant’Angelo.
Sempre lì raccoglie successi l’unico vero monologhista di area, «il Paolini nero» Miro Renzaglia: militante duro negli anni di piombo, apprezzato performer gaberiano oggi. Nella casa madre di via Napoleone III, a Roma, l’atrio colorato con il Pantheon degli artisti, dei politici e dei pensatori di riferimento (mica quello di An con Pavarotti e Mogol) ha incantato, a sorpresa, persino Giampiero Mughini: «Beh, c’è Evola, c’è Brasillach, io mi sento a casaaaa!». E molti pensarono a uno scherzo quando si diffuse la notizia che l’ospite di un convegno era l’ex brigatista Valerio Morucci. Invece era vero, «Vengo da nemico», esordì, e la sera si chiuse fra applausi scroscianti. Se cerchi un filo conduttore, in tutto questo, lo trovi nello slogan preferito: «Non conformarti». Casapound non ha avuto successi elettorali (per ora), ma nel cadeverificio della politica virtuale, è riuscita a ritagliarsi uno spazio.
Ps. Qualcuno dica all’Ansa, che ancora alle 19.33 ribatteva per la quarta volta (!) la notizia, e alle 20.11 divulgava temerariamente una intervista esclusiva a P.D, di mandare uno stagista a via Napoleone III.
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