Troppi drink, un milanese su quattro rischia la dipendenza dall’alcol

Emergenza fra i giovanissimi. Al via in cento scuole la campagna «Bere moderato»

Confconsumatori, Movimento difesa del cittadino e Movimento consumatori insieme per combattere l’abuso di alcol, un grave fenomeno in continua crescita tra giovani e giovanissimi. L’allarme è stato lanciato già l’anno scorso dall’Istat in un’indagine che aveva rilevato un incremento significativo e preoccupante del consumo di bevande alcoliche da parte dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni. Un dato che ha fatto vincere all’Italia il triste primato della precocità etilica. Da allora il tema è diventato sempre più attuale, anche a causa delle numerosissime «stragi del sabato sera». Da qui l’idea della campagna «Bere moderato», realizzata dalle tre associazioni dei consumatori lombarde.
Un progetto cofinanziato dalla Regione e dal ministero dello Sviluppo economico, che coinvolgerà cento scuole, tra medie inferiori e superiori. Per l’occasione è stato elaborato del materiale ad hoc che evidenzia i rischi legati all’uso e all’abuso di alcol fin dalla giovane età, la cui efficacia sarà testata grazie ad un questionario anonimo allegato. L’intera campagna si basa su una ricerca effettuata da docenti dell’università Cattolica di Milano, che ha tenuto conto anche della letteratura già esistente. Un particolare che ha permesso di confrontare i dati sul consumo di alcolici in Italia con quelli specifici della Lombardia. I risultati sono stati decisamente poco confortanti: nella nostra regione la situazione è ancora più grave che nel resto del paese. Nel solo capoluogo ad esagerare con l’alcol sono in 280mila, cioè ben il 25% dei milanesi. Inoltre i bevitori a forte rischio si concentrano proprio fra i giovani adulti (21-29 anni).
Secondo i ricercatori questo fenomeno andrebbe attribuito al diffondersi di modelli di consumo tipici dei paesi del nord Europa e del terzo mondo, quali l’happy hour (noto nel centro e sud Italia come aperitivo milanese) e ai «binge drinking», episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni. I giovani più a rischio sarebbero quelli che non hanno dialogo e confronto con i genitori, che hanno una bassa autostima e, ovviamente, che fanno parte di gruppi che esagerano abitualmente con l’alcol.
Un’esagerazione dovuta alla ricerca dello «sballo» e non al buon gusto delle bevande. Anzi il grande successo di cocktail e soft drink andrebbe attribuito proprio alla loro capacità di ammorbidire il gusto forte dei superalcolici. L’intenzione dei giovani sarebbe dunque quella di raggiungere un lieve stato di ebbrezza che li renda più estroversi con gli amici, permetta loro di evadere dalle difficoltà e lifaccia sentire adulti.

Peccato che i ragazzi d’oggi sappiano riconoscere solo gli effetti immediati del bere, ma non i segnali che preludono ad un uso eccessivo e non siano, quindi, in grado di capire quando fermarsi. L’obiettivo ambizioso è dunque quello di introdurre una nuova cultura, che non associ più all’alcol qualità positive.

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