La tv, le sigarette, la romanità: 15 anni senza Gianfranco Funari

Il 12 luglio 2008 morì una delle più grandi leggende della televisione italiana che è riuscito a rompere diversi meccanismi presenti all'interno delle trasmissioni tv

La tv, le sigarette, la romanità: 15 anni senza Gianfranco Funari
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Un decennio e mezzo esatto senza un fenomeno assoluto della televisione è passato: eppure Gianfranco Funari, scomparso il 12 luglio 2008 a Milano all'età di 76 anni, la tv l'aveva scoperta relativamente tardi. Dopo l'iniziale esperienza di croupier al Casinò di Saint-Vincent e poi come cabarettista al Derby, infatti, ad aprirgli le porte della conduzione tv sarà Paolo Limiti, che alla fine degli anni '70 lavorava come produttore a Telemontecarlo, dove Funari venne lanciato con "Torti in faccia" (1980) animando il dibattito tra gente comune su temi d’attualità.

Da croupier a rivoluzionario della tv

Ben presto diventa interprete di uno stile e di un linguaggio che, prima di lui, sostanzialmente, in televisione non esistevano. Nessun anchorman, in precedenza avrebbe mai pensato di guardare dritto in telecamera per rivolgersi al destinatario virtuale seduto a casa davanti al televisore. Il romanaccio non si risparmiò mai in espressioni colorite, nonché efficaci nell'uso della cadenza e dei modi del dialetto. In una trasmissione di Rete4 (Punto di svolta) esordì in una puntata così: "Vojo mette il dito nel culo del futuro": stava sostalzialmente prenotando il posto di prestigiatore mediatico della Seconda Repubblica e anticipando quel ruolo di intrattenitore che "parla come magna".

Ecco quindi il Funari che invita i politici a partecipare ai propri programmi (in primis Aboccaperta) senza la tradizionale rete protettiva del pubblico amico e dei giornalisti seri e composti in studio, esponendoli all'impatto (in)diretto con i telespettatori. E se "Reclame!" è passata alla storia della tv come il modo tutto personale elaborato da Funari per lanciare la pubblicità, è rimasto celebre anche quello stile provocatorio che ha caratterizzato ogni programma e ogni "ospitata". È lui a urlare, rivolto all'operatore "damme la due" o "zoomami". È lui che improvvisa durante una puntata di Mezzogiorno Italiano dedicato alle Elezioni Politiche del 1992 imponedosi al telefono con una telespettatrice: "Per chi ha votato?... Me lo dica... Per chi ha votato?... Me lo dica... Me lo dì... Me lo dì... Me lo dì... Me lo dica!".

La scritta che ha voluto sulla lapide

È lui che mescola le domande dell'"uomo della strada" a temi di grande rilievo politico o sociale. È lui che decise di candidarsi a sindaco di Milano con una sua Lista Funari, rinunciando all'ultimo momento nonostante il buon riscontro ottenuto nei sondaggi. È lui che fuma in continuazione le sue sigarette durante le i suoi programmi, appellandosi negli ultimi mesi della sua esistenza nei confronti dei giovani per invitarli a non fumare mai. È lui che (genialmente) affermò che "se uno è stronzo, non gli posso dì 'stupidino': gli creo delle illusioni". Ed è, infine, lui a mantenere la promessa di sposare Morena Zapparoli nel 2004 dopo decenni di frequentazione.

Nella sua tomba, al cimitero Monumentale di Milano, Funari porterà con sé tre pacchetti di sigarette, un accendino, alcune fiches da gioco e un telecomando della tv. Due le frasi sulla lapide: "Ho smesso di fumare" e "Manco da qui taccio!".

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