
Aveva destato un certo scalpore la richiesta della Procura di Milano di mettere agli arresti domiciliari l'archistar Stefano Boeri, accusato di falso e turbativa d'asta nell'inchiesta sulla Biblioteca europea di Cultura. Il giudice preliminare aveva respinto la richiesta, ritenendo che non ci fossero rischi di fuga nè di inquinamento delle prove. Ora è la stessa Procura a fare un mezzo passo indietro, rinunciando a insistere per l'arresto di Boeri. I termini per ricorrere contro la decisione del gip sono ampiamente trascorsi senza che i pm abbiano impugnato il provvedimento.
Ma la Procura resta pienamente convinta della colpevolezza del presidente della Triennale e degli altri indagati, tra cui Cino Zucchi, anche lui docente al Politecnico. Anzi considera l'inchiesta sostanzialmente conclusa e si accinge, intorno a Pasqua, a tirare le fila, notificando l'avviso che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. D'altronde nella stessa ordinanza che rifiutava l'arresto il giudice faceva propri e anzi appesantiva i giudizi dei pm sul circuito di favori e di sotterfugi che avrebbe segnato l'iter per la scelta del progetto vincitore per la Beic: a Boeri, Zucchi e agli altri veniva attribuita «risoluzione criminosa» e «elevata capacità a delinquere».
Processo in dirittura d'arrivo, dunque: che va a incrociarsi con le altre inchieste sul fronte urbanistico in fase di conclusione. Lo stesso Boeri è atteso per settembre al primo processo, quello per il Bosconavigli, il complesso realizzato a ridosso del Naviglio Grande, insieme a Giovanni Oggioni e Alberto Viaroli, funzionari di primo piano del Comune di Milano, accusati di avere agevolato la lottizzazione abusiva.
Sia Oggioni che Viaroli compaiono anche nell'inchiesta principale condotta dalla Procura sulla gestione urbanistica del Comune, sfociata il 5 marzo nell'arresto di Oggioni per corruzione. Per Viaroli, come per la sua collega Cinzia Barone e per l'architetto Mario Cerri, i pm si erano limitati a chiedere una misura interdittiva che impedisse di reiterare il reato. Ieri, come prevede il codice, i tre sono stati convocati dal giudice preliminare Mattia Fiorentini per fornire le loro spiegazioni e evitare l'applicazione della misura. Cerri ha parlato per oltre due ore, contestando le interpretazioni giuridiche delle norme che la Procura accusa il gruppo di avere violato. Invece la Barone e Varioli hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. La decisione del giudice Fiorentini dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Ma il vero snodo dell'inchiesta ci sarà quando sceglierà di essere interrogato Oggioni, contro cui il sindaco Sala ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile. Oggioni ha già fatto capire di non voler restare col cerino in mano.
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