Usa, il colosso Aol dà la caccia a un tesoro nascosto in giardino

Giudice autorizza gli scavi nella proprietà di un hacker che deve risarcire alla compagnia 12,8 milioni di dollari. Si cercano lingotti d’oro e di platino

Alberto Pasolini Zanelli

da Washington

Caccia al tesoro nelle viscere del giardino. Inusuale ma un po’ meno dato il contesto: il tesoro consiste in quasi 13 milioni di dollari in barre di oro e platino e a depositarcelo dovrebbe essere stato proprio un pirata. Nel XXI secolo in America e dunque neppure parente dei corsari all’antica che sono tornati negli ultimi decenni a infestare le acque della Malesia e dintorni. È un hacker, un pirata di Internet, appartenente cioè a quell’odiosa genia che qualche volta distrugge i computer e sempre angoscia i loro proprietari. Davis Wolfgang Hawke è un «flagello» di considerevoli dimensioni nel mare informatico: ha inviato in vita sua «diversi milioni» di spam e di e-mail non richieste, causando danni e seccature infiniti.
Il luogo in cui Hawke predisponeva l’agguato della sua nave elettronica con la bandiera nera e i teschi era l’American on line e del traffico egli ha fatto strage. Si inseriva con i suoi messaggi falsi e «colava a picco» i galeoni. Lo hanno preso dopo anni, gli hanno fatto il processo, l’hanno condannato a una multa di 12 milioni e 800mila dollari, da versare alla divisione Internet della gigantesca ditta Time Warner, proprietaria della Aol, a titolo di risarcimento. Somma che Hawke non ha mai versato per due buoni motivi: il primo è che è scomparso, il secondo è che, almeno secondo gli investigatori, ha investito il suo bottino nella maniera tradizionale dei pirati, oro e affini.
Uno di quei tesori contenuti in bauli e sepolti, secondo la tradizione e un fortunato filone letterario, nelle isole sperdute del Pacifico o dell’Oceano Indiano, con una sola mappa indecifrabile; o almeno tanto difficile da leggere da richiedere come minimo 300 pagine di una narrativa densa di suspense e di «colore». Un terreno fecondo per la fantasia; ma il signor Hawke a quanto pare ne ha poca. Invece di andare in giro a cercare atolli e giungle, tutto quel pacco di metalli preziosi se lo è, a quanto pare, nascosto borghesemente nel giardino di casa a Medfield, in Massachusetts. O meglio della casa dei genitori, perché Davis, come molto spesso accade in questi casi, è un adolescente di scarso senso della responsabilità, ma evidentemente molto dotato nel campo misterioso della posta elettronica.
Alla Corte, così, non è rimasto che rivolgersi ai «sommozzatori», parenti degli esploratori subacquei di chiglia sommerse da secoli, spesso con tanti dobloni dentro. Questa volta però invece che dei sub gli specialisti sono delle «talpe». Cominceranno fra pochi giorni a fare buchi, costruire gallerie, piantare il naso nelle viscere della terra, rimuovere le aiuole.

È facile ironizzare sul caso, anche se i dirigenti della Time Warner sono impermeabili a ogni tentazione di humour. «Si tratta - ribadiscono - di un procedimento approvato dall Corte e che mira esclusivamente al recupero dei beni nascosti».

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