Certi direttori di giornali & telegiornali ormai sono come i personaggi delle opere verdiane: «Addio, addio» e poi son sempre lì, spesso sempre gli stessi, protesi a ringraziare e complimentarsi tra loro. La cerimonia dei commiati e degli insediamenti ci ha già sufficientemente stroncato nei giorni scorsi, a margine dei cambi di poltrona al Tg1 e al Corsera e al Sole 24Ore: ma se il siparietto dovesse ripetersi anche per i prossimi cambi in Rai potremmo davvero non farcela. Ne pareva consapevole, l’altro ieri, Ferruccio de Bortoli: nell’accomiatarsi dalla direzione del Sole 24Ore ammetteva infatti che «Questi pezzi non si dovrebbero scrivere»: ma lo stesso pezzo, poi, era di un chilometro e mezzo. «Anni fa», scriveva, «venne a trovarmi un editore che raccoglieva gli articoli di insediamento e di commiato dei direttori dei giornali. C’erano anche i miei. Lo sfogliai e mi misi le mani nei capelli. Una noia mortale. Una distesa di retorica».
Ecco, appunto: seguiva un elenco sterminato di cose buone fatte dal suo giornale («Il racconto della crisi finanziaria è stato esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per tutti: il presidente Giancarlo Cerutti, l’amministratore delegato Claudio Calabi, e però anche l’ex amministratore Innocenzo Cipolletta, e però anche l’ex Giuseppe Cerbone, e però anche «l’editore liberale» Emma Marcegaglia, e come dimenticare Luca di Montezemolo? Come non menzionare i vicedirettori Gianfranco Fabi, Edoardo De Blasi, Alberto Oioli ed Elia Zamboni? De Bortoli, oltretutto, torna al Corriere per la seconda volta al posto del pure bi-direttore Paolo Mieli, di cui a sua volta non avremmo potuto perderci il commiato dal Corsera. Eccolo: ringraziamenti «alla proprietà, a un editore e soprattutto a una magnifica redazione» e un caloroso benvenuto «a un professionista coi fiocchi che io ben conosco, Ferruccio de Bortoli». Bravi, bello.
Seguiva, com’è abitudine consolidata in ogni commiato da direttore moderato, una nota di pacato ottimismo: finalmente «si intravede qualche bagliore di luce», ha spiegato Mieli. E meno male che non ha scritto «luce in fondo al tunnel», come pure prescrive il galateo del commiato direttoriale: nessuno del resto abbandonerebbe una direzione scrivendo «vi attende un periodo orribile». L’ha confermato lo stesso de Bortoli, nel suo articolo di insediamento al Corriere: «Quell’Italia che ce la fa», era il titolo think-positive riferito al Paese e probabilmente a un certo giro di direttori. Di seguito, da contratto, le solite balle istituzionali sul Corriere «onesto, serio e costruttivo, un’autentica istituzione di garanzia del Paese» senza ovviamente disdegnare un cordiale evviva per l’amico Paolo Mieli che «questi valori li ha conservati in una fase difficile nel rapporto fra informazione e potere, gli va reso merito». Bello, bravi.
Però occorre considerare che al posto di de Bortoli, al Sole 24 Ore, è arrivato Gianni Riotta direttamente dal Tg1: sotto allora con il suo articoletto di insediamento, pietosamente breve: giusto il tempo di apprendere che sarà felice «di lavorare nella stagione che trasformerà il mondo» giacché «la fine della Guerra Fredda ha avviato un processo tumultuoso di cui si vanno esaminando ora soprattutto gli aspetti negativi, dimenticando, in quella che il poeta Enzensberger chiama “furia della caducità”... ». E ce lo facciamo bastare.
Ordunque: il commiato di de Bortoli al Sole (205 righe) e l’insediamento di Riotta al Sole (20 righe) e il commiato di Mieli al Corsera (60 righe) e l’insediamento di de Bortoli al Corsera (120 righe) e in tutto questo manca ancora il fondamentale commiato di Riotta dal Tg1. Lo recuperiamo su Youtube. E doveva essere emozionato, poverino: «Il servizio pubblico è cruciale alla libertà dell’informazione nel nostro Paese». Cruciale alla ? E poi grazie, grazie, grazie: «Grazie alla Rai, ai colleghi, ma soprattutto voglio ringraziare voi, i miei ultimi giorni hanno coinciso giorno e notte con la tragedia di Abruzzo». Di Abruzzo? «Ringrazio le mie colleghe e i miei colleghi che hanno garantito in questa difficile fase politica equilibrio e raziocinio: il tutto con me, direttore analfabeta di televisione». Lo dice pure. «Quando l’Italia gioisce, gioisce con il Tg1, quando si informa, si informa con il Tg1, e quando piange, come voi avete pianto in queste ore, piange con il Tg1». E ride pure, aggiungiamo. Ma non crediate che ulteriori ringraziamenti vi verranno risparmiati: «Di questa passione ed entusiasmo io mi... io vi ringrazio. E mi devo scusare con tutti voi per tutte le volte che per mia colpa e per mia ignoranza non sono stato capace di essere all’altezza di voi». Di voi.
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