Papa Francesco in Ungheria: le durissime parole su aborto e gender

Nel primo discorso durante il viaggio apostolico a Budapest Bergoglio cita i principi non negoziabili. Poi l'invito a Budapest ad accogliere gli immigrati

Papa Francesco in Ungheria: le durissime parole su aborto e gender

Per la seconda volta nel suo pontificato, Francesco è arrivato in Ungheria. Si tratta del suo quarantunesimo viaggio apostolico, il primo dopo il ricovero all'ospedale Gemelli di Roma per un malore avuto a fine marzo. Il Papa si tratterrà per tre giorni, ripartendo per Roma già domenica. Il suo è un ritorno dopo la toccata e fuga del settembre 2021, quando era giunto a Budapest per la messa conclusiva del cinquantaduesimo congresso eucaristico internazionale.

La difesa di Giovanni Paolo II

Nei viaggi apostolici, il Papa è abituato a rispondere alle domande dei giornalisti accreditati sull'aereo di ritorno. Questa volta Francesco non si è risparmiato anche sul volo d'andata, concedendo qualche battuta con la stampa. Infatti, ad una giornalista polacca che lo ha ringraziato per aver difeso Giovanni Paolo II dalle insinuazioni di Pietro Orlandi e dalle accuse senza prove di un ex esponente della Banda della Magliana contenute in una registrazione mandata in onda su La7, il Papa ha risposto in maniera inequivocabile bollandole come "una cretinata che hanno fatto". Parole che liquidano definitivamente la richiesta di indagare su una pista inverosimile che tirava in ballo la memoria del santo polacco portata dal fratello di Emanuela Orlandi sulla scrivania del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi.

No all'aborto e al gender

Nel primo discorso pronunciato in terra ungherese dopo aver incontrato la presidente Katalin Novák e il primo ministro Viktor Orbán, Francesco è intervenuto su quelli che vengono abitualmente definiti i principi non negoziabili. Ed ha delineato un modello di Europa diverso sia da quello di Orban che da quello di Bruxelles, ovvero "un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli". Insistendo su questo punto, Francesco ha detto questa è la "via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato diritto all’aborto che è sempre una tragica sconfitta". Francesco ha sempre espresso giudici netti di condanna dell'interruzione di gravidanza, ma ha più volte ribadito il suo 'no' anche alla cultura gender. Il discorso di oggi nella sala dell’ex Monastero Carmelitano è l'ennesima occasione in cui il Papa ha ripetuto questi concetti.

Budapest città di ponti

Lo aveva detto il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, in un'intervista in esclusiva a IlGiornale.it e lo ha ripetuto il Papa nel suo primo discorso: Budapest è città di ponti. Da qui l'appello di Francesco di fronte alle autorità ungheresi a riscoprire questa vocazione. Lo ha fatto citando proprio la Costituzione ungherese che rimarca "non solo la ricchezza di una solida identità, ma la necessità di apertura agli altri". Il pensiero del Papa non poteva non andare ai migranti, tema su cui l'Ungheria è spesso oggetto di critiche e polemiche in Europa.

"È pensando a Cristo presente in tanti fratelli e sorelle disperati che fuggono da conflitti, povertà e cambiamenti climatici, che occorre far fronte al problema senza scuse e indugi", ha detto il Pontefice bacchettando indirettamente il governo di Budapest ma al tempo stesso ricordando che "è urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà".

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