Quell'audio del Papa sofferente. Cosa ha fatto il cardinale

Il cardinale Angelo Becciu è stato indagato per associazione a delinquere, come ha confermato il procuratore Angelo Diddi

Quell'audio del Papa sofferente. Cosa ha fatto il cardinale

Il cardinale Angelo Becciu risulta indagato con altre persone per associazione a delinquere nel filone d'indagine aperto dal promotore di giustizia vaticano parallelamente al processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. A confermarlo è stato il promotore di giustizia Alessandro Diddi in apertura della 37esima udienza del processo, dando comunicazione della rogatoria per l'ipotesi di reato associativo, nell'ambito della quale il tribunale di Sassari ha trasmesso in Vaticano i risultati degli accertamenti condotti sulla cooperativa Spes di Ozieri.

L'indagine

La cooperativa non fa direttamente capo al cardinale Angelo Becciu ma a suo fratello Antonino, e il prelato, raggiunto dai giornalisti, ha dichiarato di non sapere nulla di questa vicenda. Alessandro Diddi ha ritenuto rilevante quanto emerso dall'indagine condotta in Sardegna, sebbene si tratti di un filone secondario. La documentazione trasmessa dal tribunale di Sassari in Vaticano tramite chiavetta contiene "una selezione degli atti trasmessi a questo Ufficio", e in particolare annotazioni della guardia di finanza di Oristano, oltre a una serie di estratti di chat provenienti dai dispositivi telefonici sequestrati a Maria Luisa Zambrano, nipote del cardinale, e al fratello di Becciu.

Nel corso dell'udienza, Diddi ha giustificato il procedimento spiegando: "Ritengo i documenti ricevuti particolarmente rilevanti". Nessun altro dettaglio è stato aggiunto alla comunicazione di indagine, se non che in quei file ci sono anche "considerazioni su questo ufficio e sullo stesso tribunale", come pure considerazioni su giornalisti che secondo gli inquirenti "avrebbero partecipato a una campagna di stampa contro questo processo". Di documenti a disposizione dei giudici ce ne sarebbero diversi, come i documenti di trasporto, ossia le "bolle di consegna" del pane della coop Spes alle parrocchie, che sarebbero serviti "a giustificare le somme erogate dalla diocesi alla Spes". Diddi ha riferito di una vera e propria falsificazione delle bolle di consegna per 18 mila kg di pane, documenti che secondo la ricostruzione della Gdf sarebbero stati realizzati poche settimane prima dell'inizio dell'attuale processo, ma riguardanti consegne di pane risalenti al 2018.

Quello svolto dalle forze dell'ordine in Sardegna è stato un lavoro certosino, che si è svolto parrocchia per parrocchia alla ricerca dei firmatari delle bolle di consegna ma "nessuno ha riconosciuto la propria firma sui documenti di trasporto". Per quanto riguarda i rapporti tra l'allora vescovo Pintor e la famiglia Becciu, Diddi ha parlato di "pesanti ingerenze della Curia romana sull'attività della diocesi". Negli atti dell'indagine rientra anche monsignor Sergio Pintor, morto due anni fa, che secondo Diddi "non aveva alcun controllo della Caritas: la diocesi e la Caritas erano gestite in sostanza dalla famiglia Becciu. La procura di Sassari è arrivata alle nostre stesse conclusioni".

La telefonata col Papa

Dalla relazione della gdf di Oristano, come riporta AdnKronos, secondo Diddi emerge un "fatto inquietante", il ritrovamento della registrazione di una telefonata tra il card. Becciu e papa Francesco il 24 luglio 2021, tre giorni prima dell'apertura del processo in Vaticano e una decina di giorni dopo l'uscita del Papa dal Gemelli dopo il suo intervento chirurgico al colon. Dalla registrazione, fatta col telefono della Zambrano e fatta sentire in aula ma a porte chiuse, si ascolta Becciu lamentarsi col Papa: "Lei mi ha già condannato, è inutile che faccia il processo!".

Nella registrazione, Becciu parla anche dei soldi versati su indicazione di Cecilia Marogna all'agenzia britannica Inkerman e destinati alla liberazione della suora colombiana rapita da gruppi jihadisti in Mali. Alesandro Diddi ha sottolineato: "Per il riscatto, Becciu chiede al Papa di confermargli che c'era stata la sua autorizzazione a versare i soldi alla Inkerman. Nelle sue dichiarazioni, il cardinale ha detto che il Papa era al corrente, invece nella telefonata il Santo Padre resta perplesso. D'altra parte era da poco uscito dal suo ricovero, era affaticato".

L'Adnkronos ha rivelato i contenuti integrali della telefonata. "Senta Santo Padre io Le sto telefonando come ehh con grande sofferenza …ehhh, cioè io per me quasi non dovrei andare più a processo perché mi spiace ma la lettera che mi ha inviato è una condanna... è una condanna ehh perché ...io Le volevo solo chiedere se alcuni dati, cioè la cosa è questa, che io non posso chiamarLa in tribunale come testimone, non mi permetterei mai, però ci deve essere una Sua dichiarazione ehh", dice Angelo Becciu in un passaggio delle telefonata.

In più passaggi, Angelo Becciu insiste per avere una dichiarazione scritta dal Papa e, dopo un po' di volte in cui il cardinale preme affinché il Papa

si esponga in suo favore, ben consapevole che quella telefonata è registrata, il Santo Padre dichiara: "Mi invii un po' queste spiegazioni bene e cosa Lei vorrebbe che io scrissi scrivessi".

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