Un viaggio (ironico) in stile Virginia Woolf nella folle libertà della upper class inglese

Arriva in Italia il romanzo bestseller che ha reso famosa Barbara Trapido

Un viaggio (ironico) in stile Virginia Woolf nella folle libertà della upper class inglese

Chi ama l'humour britannico e il mondo inarrivabile dell'upper class d'Oltremanica e, magari, anche l'ambiente di Oxford, troverà tutto questo in un bestseller di quaranta e rotti anni fa, che è arrivato per la prima volta in traduzione italiana: Il fratello del famoso Jack (HarperCollins, pagg. 314, euro 18,50) di Barbara Trapido. Quando uscì, nel 1982, questo «romanzo di formazione» (ma, forse, anche di «antiformazione») in Gran Bretagna fu un grande successo; che, peraltro, prosegue a tutt'oggi. Per l'autrice era il suo esordio nel mondo dell'editoria, e quello stesso anno ricevette il premio speciale per la narrativa del Whitbread Award. Barbara Trapido, che è nata a Città del Capo nel 1941, si è trasferita a Londra e ha lavorato come insegnante, prima di decidere di vivere dei suoi stessi libri, ha scritto in tutto sette romanzi, e oggi abita a Oxford con il marito: insomma, è l'incarnazione di una certa eleganza britannica, la quale, anch'essa, fa parte del fascino British. E Il fratello del famoso Jack è davvero quanto di più British si possa immaginare. Una giovane studentessa londinese, Katherine, viene selezionata da un rinomato professore di filosofia per seguire i suoi corsi. E, grazie a un amico, si ritrova proprio nella casa di campagna dell'intimidente professore...

All'inizio, Katherine è una ragazza tutta vestiti alla moda, Jane Austen e bisticci con la madre troppo rigida (ma pur sempre di una rigidità inglese, che le dice: «Il mondo è pieno di giovanotti carini. Perché esci con un vecchio finocchio?»). La sua vita cambia quando finisce nel Sussex, «in zona Virginia Woolf» (e già questo ci indica una certa direzione alla quale si punta: libertà assoluta, intellettuale, sessuale, stilistica, linguistica, artistica...): è lì che si trova la tenuta dei Goldman, ovvero Jacob, il professore, Jane, sua moglie, e i loro sei figli.

Di quelli già cresciuti, come l'affascinante Roger, una ancora sprovveduta Katherine non potrà che innamorarsi. Mentre Jonathan smitizza subito il padre cattedratico con la sua studentessa: «Questo significa che tu paghi pure per ascoltarlo?». Quanto ai piccoli, Katherine si stupisce che, in presenza delle loro orecchie innocenti (se nella famiglia Goldman esiste qualcosa di innocente...), si pronuncino parole da lei stessa mai udite, come quando Jacob commenta l'ennesima gravidanza di Jane: «Cent'anni fa le donne si rovinavano la salute con le pillole abortive al piombo e pungendosi con l'uncinetto. Ora si rovinano la salute prendendo ormoni e mettendosi spirali di rame nel collo dell'utero. Chiamalo progresso, se vuoi».

A casa Goldman, insomma, le cose si dicono «a voce così alta da riempire l'aria senza vergogna»; si nominano le parti intime con i loro nomi, si fanno a pezzi le ipocrisie («E tutti noi sappiamo che alcuni dei nostri migliori amici apprezzano la sodomia, il sesso anale, l'abuso di minori e quant'altro»...

), si hanno rapporti senza destare scandalo e tutto questo, per la giovane Katherine, è nuovo e affascinante, perché non ha «nulla a che fare con una censura morale puritana»: è un mondo sconosciuto, di patrizi anglo-irlandesi che fanno citazioni in tedesco, per i quali William Butler Yeats è «il fratello del famoso Jack, il pittore» e un «piccolo tumore» non è «nulla di cui preoccuparsi». È l'arte dell'understatement intrecciata a quella della vanità, irresistibile come il Sole per Icaro. E infatti Katherine, per godere di quei raggi, si scotterà moltissimo...

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