È sempre più l’età del gioco. Anzi, del videogioco. Qualche dato, tratto dalla rivista specializzata Wired , che ha dedicato al tema il numero di gennaio. Nel 1990 il mercato mondiale dei videogiochi valeva dieci miliardi di dollari. Nel 2001 era ancora fermo sui venti. Poi una lenta accelerazione: gli introiti raddoppiavano nel 2008. Quindi il botto. Nel 2012 saranno a quota sessanta miliardi. Nel 2014 dovrebbero toccare gli ottantasei. Le previsioni, in Italia, dicono questo. Tra il 2010 e il 2014 il mercato crescerà del 10,4%, il doppio rispetto alla televisione (5,8). I magazine recederanno (-1,4). La musica registrata cadrà ancora più in basso (-2,9). La creatività segue spesso il denaro. E quest’ultimo non manca nell’industria dei videogame, nonostante una lievissima flessione dovuta alla crisi economica. Non sorprende quindi che le nuove tendenze puntino a fare concorrenza al cinema e alla televisione, con giochi sempre più simili a film interattivi ( Heavy Rain ; Red Dead Redemption e così via), in cui fanno capolino sceneggiatori e registi di valore «scippati» o in vacanza da Hollywood. Senza contare quanto l’immaginario dei videogame si sia infilato direttamente o meno nei blockbuster prodotti dagli Studios (da Hitman a Resident Evil ). Lo sviluppo di internet è intimamente legato ai videogame: ancora non esistevano i browser e la connessione era limitata a pochi centri universitari ma già c’erano rudimentali giochi di ruolo. L’aspetto visivo era orrendo o addirittura inesistente. Eppure quegli «indirizzi» (per raggiungere un sito bisognava digitare interminabili numeri telefonici) erano già molto frequentati. Oggi il solo World of Warcraft ha dodici milioni di iscritti che pagano il canone per tirarsi metaforiche mazzate sul web. E in Facebook spopolano Farmville e simili. Cosa sono? Giochi, ovviamente. Da tredici milioni e mezzo di iscritti (gratuitamente). Non sorprende neppure che alcune delle tecnologie più avanzate nascano nell’ambito dei giochi: non è per caso che l’interfaccia uomo/computer più evoluta sin qui nota sia kinect , che permette di controllare la consolle Xbox 360 con il semplice movimento del corpo, senza l’aiuto di strumenti di alcun tipo. E iPad, iPod e altri dispositivi touchscreen enfatizzano tutto sommato alcune qualità del gioco (toccare, trascinare...).
Poiché conoscenza e informazione sempre più passano attraverso la tecnologia, il gioco finisce con influenzare le modalità del nostro apprendimento e del nostro lavoro. Lo spiega il sociologo Gianfranco Pecchinenda nella intervista qui a fianco: siamo tutti giocatori, divertiamoci dunque. L’importante è non ammazzarsi dalle risate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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