«Siamo e siamo sempre stati un partito nazionale».
Governatore Roberto Formigoni, però si comincia a parlare di un Pdl del Nord e di un Pdl del Sud.
«Non nascondo che ne stiamo parlando».
Lei è sempre stato attento alla questione settentrionale.
«Non c’è dubbio che sia un problema fondamentale per il futuro del Paese. Ma c’è anche una questione meridionale».
Che si fa? Due segretari del Pdl, uno per il Nord e uno per il Sud? Ignazio La Russa parla di un ticket Alfano-Formigoni.
«In questa fase storica e politica i territori hanno sempre più importanza. Ho letto con attenzione le riflessioni di La Russa. Proposte legittime, da portare avanti».
Si va verso un modo globalizzato e lei vuol tornare ai comuni?
«Guardiamo l’Europa, si va verso una separazione delle regioni. Il Belgio per questo è bloccato da tanti mesi».
E il Pdl che deve fare?
«Deve essere sempre più attento ai territori e quindi è necessario che si articoli in maniera diversa».
Cioè?
«Tenendo conto delle componenti territoriali».
Spieghi meglio.
«Non c’è dubbio che la manovra economica del governo Monti stia picchiando particolarmente sul Nord».
E serve un Pdl che difenda veneti e lombardi? Ma così non si spacca l’Italia?
«Ricordo ancora che noi ci chiamavamo Forza Italia e Alleanza nazionale. Nessuna intenzione di dividere».
E allora?
«Prendiamo la questione dell’evasione fiscale. È giusto combatterla, ma senza dimenticare che la Lombardia è la regione con meno evasione in Italia. A evadere sono gli altri».
Il segretario Angelino Alfano è stato appena nominato. Lo fate già fuori?
«Ma no. Alfano sta lavorando bene, serve solo un gruppo dirigente presente con forza in tutte le aree del Paese. Così si consolida la guida e si rilancia il partito».
Lo spiega lei a Bossi e alla Lega che nasce il Pdl del Nord?
«Ecco, anche il rapporto con la Lega è una peculiarità che rende necessaria una diversa articolazione del partito».
Beh, certo. Stanno all’opposizione a Roma e al governo con lei in Regione Lombardia.
«Nulla di strano. C’è un Pdl che ha deciso di tenere aperta la strada del dialogo».
E Formigoni si candida a guidarlo?
«Diciamo che questo compito spetta a noi amministratori del Nord che governiamo collaborando con la Lega».
Usa il plurale?
«Diciamo che al Nord io sono l’unico presidente di Regione espresso dal Pdl».
E il Terzo polo?
«In questi giorni ai congressi ho visto che si spera nella ricostruzione di un centrodestra allargato a Udc e Lega. I partiti che con Fi e An hanno vinto nel 2001 e per dieci anni in tante regioni».
Ce la farete?
«Non lo so. Ma questa è la nostra ambizione».
Farete il congresso nazionale a giugno?
«L’ha annunciato Silvio Berlusconi».
Alfano dice che il vincitore non sarà necessariamente il candidato premier.
«Sono d’accordo, la coincidenza dei due ruoli è stata possibile solo con una personalità stratosferica come quella di Berlusconi».
Formigoni si candida alle primarie?
«Non è il momento per parlarne. Adesso niente personalismi».
E Berlusconi si ricandida?
«Ha detto più volte di no. Io credo alle sue parole. Ma ovviamente rimarrà un punto di riferimento».
Il governo Monti dura?
«Non ha una scadenza. Durerà fino a che sarà in grado di fare le cose per cui è stato chiamato».
Lo sosterrete?
«Io lo incoraggio a lavorare bene. Ma se si ingrippa, il Paese non può restare senza guida».
Si dice che la manovra sia più tasse che sviluppo.
«Purtroppo è così, picchia troppo sulle tasse».
I ministri assicurano che adesso arriverà anche lo sviluppo.
«Ne prendo atto, ma per ora sono solo dichiarazioni. E la botta per gli italiani è dura».
Il momento è difficile.
«Si poteva fare meglio. Non capisco cosa abbia impedito di vendere gli immobili pubblici e diminuire le tasse».
Si parla di conflitti di interesse per i ministri e poteri forti.
«Non direi. Sosteniamo il governo, ma non a scatola chiusa».
Dica una cosa che lei ha fatto in Lombardia per sostenere lo sviluppo e tenere basse le tasse.
«Senza un euro in più, la Lombardia paga i fornitori a 60 giorni, mentre altrove si paga a 400-500».
Un miracolo?
«È bastata l’efficientizzazione del sistema. Oppure l’accordo con la Bei per dare 500 milioni di euro di crediti alle aziende».
C’è una ricetta Lombarda allo sviluppo?
«Trovare l’equilibrio tra tagli e misure per la crescita. Significa evitare una manovra depressiva».
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