Dopo Gaza, si riapre il fronte libanese

Razzi di Hezbollah contro lo Stato ebraico. Tel Aviv: "Difenderemo la nostra sovranità"

Dopo Gaza, si riapre il fronte libanese
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Torna a salire la tensione al confine tra Israele e Libano. Hezbollah ieri mattina ha lanciato razzi su Metula, nel nord dello Stato ebraico, che ha subito risposto con un'ondata di attacchi aerei su decine di lanciarazzi del Partito di Dio e un centro di comando utilizzato dal gruppo. Anche una donna è stata uccisa. È la prima aggressione missilistica al confine settentrionale da dicembre. Hezbollah però ha negato di aver tirato i razzi e ritiene che «le accuse del nemico israeliano facciano parte dei pretesti per continuare i suoi attacchi contro il Libano, che non si sono fermati dall'annuncio del cessate il fuoco», entrato in vigore il 27 novembre scorso. Il Paese dei Cedri rischia di essere coinvolto in una «nuova guerra» con Tel Aviv, che avrebbe conseguenze «disastrose», ha tuonato il primo ministro libanese, Nawaf Salam. Mentre l'ufficio di Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che «Israele non permetterà alcun danno ai suoi cittadini e alla sua sovranità». «Il governo libanese è responsabile di tutto ciò che accade sul suo territorio», e lo Stato ebraico «agirà in ogni modo per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e delle località nel nord del Paese». Il ministro della Difesa Israel Katz ha anche alzato i toni e ha minacciato: «Il destino di Metula è lo stesso di Beirut». L'Unifil invece si è detta «preoccupata per la possibile escalation di violenza». Intanto si sono registrati raid aerei di Tel Aviv vicino alla città di Najha, nei pressi di Damasco e sull'aeroporto militare di Palmira, nella Siria centrale, dove sono stati uccisi 12 soldati.

Sull'altro fronte, Gaza, i morti pure continuano a salire. Hamas ha fatto sapere che 130 palestinesi deceduti e 263 feriti sono arrivati negli ospedali della Striscia nelle ultime 48 ore e «diverse vittime sono ancora sotto le macerie e sulle strade». Nel complesso, si legge inoltre in un comunicato pubblicato su Telegram, dal 7 ottobre 2023 «il bilancio dell'aggressione israeliana è salito a 49.747 vittime e 113.213 feriti». Tutto ciò mentre Francia, Germania e Regno Unito hanno chiesto un «immediato ritorno al cessate il fuoco» a Gaza, e hanno fatto sapere di essere «indignati» per il numero di vittime tra i civili da quando Israele ha violato la tregua. In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri Jean-Noël Barrot, Annalena Baerbock e David Lammy hanno denunciato «una drammatica battuta d'arresto per la popolazione della Striscia, gli ostaggi, le loro famiglie e l'intera regione». «Invitiamo tutte le parti a riprendere i negoziati affinché il cessate il fuoco sia attuato nella sua interezza e diventi permanente», hanno puntualizzato.

Secondo la Difesa civile di Gaza, gli attacchi israeliani sul territorio hanno ucciso 520 persone da quando Israele ha rotto la tregua, martedì scorso. «È chiaro che Hamas non deve più governare la Striscia o rappresentare una minaccia per Israele. Tuttavia, questo conflitto non può essere risolto con mezzi militari», hanno sottolineato i ministri.

«Ulteriori spargimenti di sangue non sono nell'interesse di nessuno», hanno poi aggiunto, e hanno invitato «tutti coloro che hanno influenza su Hamas a usare tale influenza per garantire che non vi siano ulteriori attacchi contro Israele». Hanno infine esortato lo Stato ebraico «a rispettare pienamente il diritto internazionale e a consentire immediatamente la consegna degli aiuti».

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