FUORI DAL CORO. Dall'Egitto all'Algeria, il passo era stato breve. Nella terra della Legione Straniera e dei Berberi, i cristiani da tempo vivono nella paura. Intimidazioni, violenze, un clima pesante culminato con l'incendio della chiesa protestante a Tizi Ouzou. Eppure, qualcuno che prende le difese dei perseguitati contro le barbarie degli integralisti islamici, ora c'è. Ed è una voce influente, quella dell'arcivescovo d'Algeria, monsignor Ghaleb Bader, che ieri ha chiesto di revocare o almeno rivedere la legge che regola l'esercizio di culto non musulmano in Algeria.
NORMALIZZAZIONE. «Perché non ritornare ad una situazione di normalità? - ha proposto Bader durante un colloquio sulla libertà religiosa - Non è arrivato il momento di rivedere questa ordinanza, di annullarla?». Un atto coraggioso contro la legge del 2006 che obbliga chi «pratica una religione diversa dall'Islam a costituire un'associazione a carattere religioso» e a chiedere permessi per la celebrazione delle cerimonie che devono tenersi in luoghi autorizzati. Rischia invece dai due ai cinque anni di prigione e multe fino a 10 mila euro chiunque «tenti di convertire un musulmano ad un'altra religione, costringendolo o usando mezzi di seduzione».
SPAZI PER TUTTI. I cristiani d'Algeria vivono in diverse zone dove spesso non è presente una chiesa, per questo «è necessario non limitare l'esercizio del culto a luoghi prefissati», ha spiegato Bader, chiedendo perché «se i musulmani accolgono cristiani convertiti all'Islam, lo stesso non può essere fatto dai cristiani».
CHIUSURA. Per il ministro della religione Bouabdallah Ghlamallah, tuttavia, la legge «non prende di mira nessuna religione». Anzi, pilatescamente «è stata creata semplicemente per organizzare il settore». «Non diamo la caccia ai cristiani», ha detto il ministro pur ritornando sulla questione del proselitismo di cui vengono accusate le comunità evangeliche-protestanti. Accusate ovviamente di essere al soldo dell'imperialismo occidentale: «Non vogliamo - ha aggiunto - che ci siano delle minoranze religiose che diventino un pretesto per le potenze straniere per entrare negli affari interni del Paese».
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