Amministrative, si vota il 15 e il 16 maggio Referendum a giugno. E la sinistra polemizza

Il primo turno delle elezioni amministrative si terrà il 15-16 maggio. Ballottaggi il 29-30 maggio. Per i referendum - su legittimo impedimento e acqua pubblica - si parla del 12 giugno. Niente election day. Franceschini polemizza: "Ci costerà 300 milioni in più"

Amministrative, si vota il 15 e il 16 maggio 
Referendum a giugno. E la sinistra polemizza

Roma - Il ministro dell’interno Roberto Maroni fa sapere che nei prossimi giorni firmerà il decreto di indizione dei comizi elettorali per le elezioni amministrative che si terranno, per il primo turno, il 15-16 maggio, con il secondo al 29-30 maggio. Quanto ai referendum - su acqua pubblica e legittimo impedimento - Maroni si dice favorevole alla data del 12 giugno. Non ci sarà, quindi, l'election-day.

Gli italiani al voto Il voto, ha chiarito Maroni, "interesserà 11 province e 1311 Comuni" e si svolgeranno il 15 e 16 maggio, con un secondo turno, dove fosse richiesto, in programma il 29 e il 30 dello stesso mese. "La decisione sul referendum - ha sottolineato Maroni - spetta al cdm. C'è tempo fino al 15 giugno, ma io sono favorevole al 12 giugno, seguendo una tradizione italiana che ha sempre tenute distinte le date".

Comuni e Province Tra le amministrazioni comunali più importanti chiamate alla scelta del nuovo sindaco ci sono undici città con più di 100 mila abitanti: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina e Novara. Arezzo. Barletta e Catanzaro sono invece appena sotto i 100 mila. L'unica regione in cui non saranno indette elezioni amministrative sarà il Trentino Alto Adige, mentre in Valle d'Aosta si voterà nel solo Comune di Ayas. Si voterà anche per il rinnovo degli organi elettivi della regione Molise e di undici amministrazioni provinciali: Reggio Calabria, Ravenna, Trieste, Gorizia, Mantova, Pavia, Macerata, Campobasso, Vercelli, Lucca, Treviso.

Franceschini polemizza sui costi Come già avvenuto in passato, si apre subito la polemica sui "costi" il no all'election day. "Dire no significa buttare dalla finestra 300 milioni di euro in un momento di crisi economica per le famiglie e i lavoratori". Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, attacca il governo che propende per due date diverse, una per le elezioni amministrative, una per i referendum (su legittimo impedimento e acqua pubblica). "Il governo - accusa Franceschini - ha anticipato il no alla nostra richiesta di election day unicamente per impedire che il referendum sul legittimo impedimento raggiunga il quorum". Il capogruppo Pd ha ricordato che tra due settimane in aula alla Camera si voterà la mozione da lui presentata per impegnare l’esecutivo all’indizione dell’election day: "Lì vedremo chi ha a cuore i processi del premier e chi invece le tasche dei cittadini italiani".

La Bindi: il governo ci ripensi "Il Governo ci ripensi e preveda l’election day per risparmiare importanti risorse pubbliche". Lo dichiara Rosy Bindi (Pd), vicepresidente della Camera, che chiede di destinare agli asili le risorse risparmiate accorpando referendum e amministrative.

"Mi rivolgo al ministro Carfagna - ha detto la Bindi - che oggi, in un’intervista, cerca di dimostrare l’indimostrabile: si faccia davvero portavoce dei diritti delle donne e chieda l’accorpamento degli appuntamenti elettorali finalizzando i 350 milioni che si potranno risparmiare al ripristino del fondo per gli asili nido che per i prossimi anni non prevede nuove risorse".

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