Roma - Democratici, dipietristi e vendoliani tutti insieme per battere il centrodestra ai ballottaggi. E' partita l'offensiva della sinistra: oggi i responsabili nazionali hanno siglato un accordo per tirare l'ultima volata ai candidati di Milano e Napoli. Nonostante le promesse del leader Pier Luigi Bersani, il Pd è costretto a scendere a patti con le frange più estreme della coalizione per provare a non rimanere del tutto fuori dalla partita dei ballottaggi. Ma a Nichi Vendola le amministrative non bastano e punta tutto sulle primarie per strappare la leadership della sinistra dalle mani di Bersani.
Considerati i risultati ottenuti al primo turno delle amministrative dai candidati della sinistra estrema, il Pd scalda i muscoli rafforzando la grande ammucchiata con Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. E l'unico modo per non soccombere definitivamente. Sebbene abbia subito esultato per il risultato ottenuto al primo turno delle amministrative, Bersani si è subito accorto che la situazione è tutt'altro che rosea. "on si è verificato un avanzamento della sinistra, che infatti ha preso 3mila voti in meno di cinque anni fa, ma un calo del centrodestra - spiega Antonio Intiglietta al Sussidiario - dieci punti percentuali in meno si spiegano però con le fratture che questo schieramento ha subito in questi anni e con la perdita di consensi subita dalla sua leadership". Al di là dell'ottimo risultato incassato a Torino da Piero Fassino, le urne non hanno certo premiato i democratici. A Bologna Virginio Merola ha superato la maggioranza di un soffio, mentre a Milano e Torino il Pd è rimasto al palo. Dopo le primarie fallimentari, il capoluogo lombardo ha premiato, al primo turno, il vendoliano Giuliano Pisapia: indispensabili i voti ottenuto dalla sinistra estrema mentre il Pd rimaneva pressoché immobile rispetto alle passate Regionali. Peggio ancora a Napoli, dove il piddì Mario Morcone rimaneva a bocca aperta davanti alla volata dell'Idv Luigi De Magistris che non permetteva al candidato del centrodestra Gianni Lettieri di passare al primo turno.
Bersani deve aver fatto di conto e si è visto costretto a spostare l'asse della propria coalizione più a sinistra allargando al partito del governatore vdella Puglia. Oggi pomeriggio, è stata raggiunta infatti un’intesa con il Sel e l'Idv volta a "ricomporre le diversità nelle poche realtà locali in cui non era ancora stato trovato un accordo, per contribuire così al rafforzamento della proposta su tutto il territorio". I vertici dei tre partiti parlano di "una proposta capace di comprendere il disagio sociale diffuso e di interpretare la speranza di chi crede che sia possibile costruire un'Italia diversa, partendo dai territori". In realtà, manco a dirlo, l'accordo è finalizzato unicamente a battere il centrodestra nel tentativo di dare una spallata a Silvio Berlusconi. Quel famoso "nuovo vento che soffia" auspicato da Pisapia. Un accordo che, però, non si fonda su un sentire comune né sul bene pubblico. Di programmi, infatti, si è parlato poco. A Napoli, come a Milano.
Nel capoluogo partenopeo, gli elettori di sinistra che hanno premiato De Magistris con un voto di protesta rischiano infatti di trovarsi in Comune gli stessi uomini che dal 1993 governano la città. Un cambiamento inesistente, insomma. Rimane lo spettro del "bassolinismo". A Milano, invece, il discorso è ancora più complicato. Pisapia è riuscito a mettere in naftalina i vertici del piddì lombardo prima alle primarie battendo l'architetto Stefano Boeri, poi al primo turno incassando i voti (determinanti) della sinistra radicale. A Milano Bersani non ha ancora fatto i conti con il programma. Pisapia punterà, infatti, sui temi cari alla sinistra estrema: dall'introduzione di nuove tasse all'apertura dei concorsi pubblici agli stranieri in possesso del solo permesso di soggiorno, dalla costruzione della moschea all'istituzione dell'albo del testamento biologico. Basilio Rizzo, storico consigliere comunale che a Milano ha incassato oltre 2mila preferenze nella lista di Rifondazione comunista, assicura: "La nostra non sarà una giunta moderata".
Su tutto questo il Pd non ha ancora fatto mente locale: prima il voto, poi le liti (come al solito). Si profila uno scontro colossale tra le diverse linee. Con i vendoliani e i comunisti che cercheranno di spingere la politica sempre più a sinistra. "Con il Pd siamo destinati a trovare un’intesa forte e nuova", assicura Vendola fregandosi le mani e parlando di possibili future alleanze a livello nazionale - ovviamente con lui come leader. "Ci siamo detti le cose essenziali - puntualizza il leader del Sel - e, tranne alcune voci stonate, anche nei modi giusti. Ci sono stati gli interventi dei vertici del Pd, di D’Alema, di Veltroni e anche di Di Pietro, ma è soprattutto la parola del popolo che è decisiva".
Insomma, indire le primarie per strappare la leadership di Bersani in vista delle prossime politiche: il sogno di Vendola è correre per Palazzo Chigi. E i democratici? Per ora, provano a contenere. Non è, infatti, un mistero che tra i moderati del Pd i mugugni e i malumori si fanno sempre più sentire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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