"Erano tutti a sinistra". Smentita la bufala sulla "tecno-destra" di Trump

I ceo delle Big Tech con Trump? Rampini smonta la narrazione di sinistra: "Prima erano tutti con Biden, adesso scopriamo l'oligarchia perché sono saltati sul carro del vincitore"

"Erano tutti a sinistra". Smentita la bufala sulla "tecno-destra" di Trump
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Nessuna "oligarchia nera". Nessuna "tecno-destra" al servizio di Donald Trump. L'adunata dei Ceo delle multinazionali tecnologiche all'insediamento del nuovo presidente americano non rappresenta un'inquietante novità, come sostenuto con grande sdegno da alcuni osservatori di sinistra. Per faziosità o disattenzione, infatti, questi ultimi hanno la memoria molto corta. Da Mark Zuckerberg (grande capo di Meta), Jeff Bezos (Amazon), passando per Sundar Pichai (l'uomo di Google), tutti i milionari delle big-tech erano stati in passato vicini ai democratici americani e avevano persino finanziato le loro battaglie politiche. Ma in quel caso nessuno a sinistra si era stracciato le vesti gridando alla democrazia in pericolo.

A smontare la bufala progressista sulla presunta tecnocrazia portata da Trump è stato di recente il giornalista Federico Rampini, che certo non si può considerare uno sfegatato supporter del tycoon repubblicano. Del resto, per ripristinare la verità dei fatti basta il buon senso. Intervenendo a Piazzapulita, su La7, ieri il saggista ha risposto così al conduttore Corrado Formigli, che cosa gli chiedeva cosa i Ceo delle big-tech volessero e dessero a Trump . "Quello che volevano e davano quattro anni fa a Biden. Guardate che quella prima fila (all'insediamento di Trump, ndr) era schierata tutta a sinistra quattro anni fa e nessuno ci trovava nulla di strano. Non ve lo ricordate più, ma erano tutti con Biden".

E ancora, Rampini ha rammentato: "Kamala Harris ha fatto la sua carriera politica con i miliardi della Silicon Valley, è una creatura politica delle big-tech e della Silicon Valley". Poi l'ulteriore osservazione: "Adesso scopriamo l'oligarchia perché sono saltati sul carro del vincitore". Ad ascoltare certi osservatori, che raccontano l'America ma con la prospettiva del provincialismo più miope, sembra invece i milionari delle multinazionali tecnologiche siano sempre stati dei trumpiani di ferro e che ora abbiano stretto una "sacra alleanza" pronta a sovvertire la solida democrazia statunitense. Tutto falso: quelli sono infatti imprenditori che guardano innanzitutto al profitto delle loro aziende e che cercano di aumentare i fatturati interloquendo anche con la politica.

L'obiezione, tuttavia, è che oggi le big-tech sono andate al potere, visto il ruolo attribuito da Donald Trump a Elon Musk. Anche su questo punto, tuttavia, Rampini ha rimesso in fila i fatti, replicando alle osservazioni di Formigli & Co.

"Non mi fate rifare la storia di quanto Musk fosse amico di Obama o di quando Bill Clinton aveva messo il capo di Goldman Sachs a dirigere il ministero del Tesoro, con conseguenze disastrose sulla deregulation finanziaria. Sono storie, queste, che non nascono con Trump", ha concluso il giornalista.

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