
Un calo di pressione, una caduta rovinosa, una paralisi quasi completa. Così cambia la vita, radicalmente, in un pomeriggio di dicembre, in vacanza a Roma, nella casa della fidanzata Isabella. Lo racconta Hanif Kureishi nel suo memoir, ma sarebbe meglio dire diario. In frantumi (Bompiani) è un libro privo di vergogna, per fortuna, perché proprio le parti spudorate lasciano il segno più profondo. Kureishi è paralizzato e scrive più volte di essere diventato estraneo al proprio corpo. Proprio per questo, paradossalmente, si trova nella posizione migliore per descrivere il corpo, non solo il suo, quello di tutti. Il corpo offeso, penetrato, trascurato, massaggiato, accarezzato, rimpianto. Il corpo che ci immaginiamo sempre pronto a rispondere in automatico ai nostri comandi altrettanto automatici. E invece no. Si può rompere. Il cervello resta isolato, circondato da carne che non domina più. Terribile. Ma in questo libro ci sono perfino momenti di humour nero, e non potrebbe essere diversamente, Kureishi è sempre Kureishi, cioè l'autore di romanzi (Il Budda delle periferie e The Black Album, tra i molti) dove il tocco ironico, con attenzione al particolare grottesco, non manca mai. In una scena di In frantumi, lo scrittore si sveglia con la testa incastrata e non può raddrizzarla, allora si lascia andare all'immaginazione e ai ricordi. Nel libro c'è una galleria di ritratti, poche pennellate, massima resa. Ecco Samuel Beckett che si illumina quando una ragazza gli chiede di firmare una pila di libri. Ecco David Bowie che riscopre la musica e avvia la seconda, favolosa fase della sua carriera proprio collaborando con Kureishi. Ecco Salman Rushdie, un pozzo di notizie, cultura e ironia. Ecco soprattutto le strade di Londra, le tensioni razziali, i bulli, il football.
La scissione tra mente e corpo costringe a interrogarsi su cosa sia la nostra identità. Cosa definisce «Hanif»? Kureishi è un maschio, scrittore, pakistano d'origine ma ora è anche tante altre cose e possiamo immaginare abbia appena cominciato a conoscerle. La sua condizione lo spinge inevitabilmente a essere una nuova persona, con nuovi obblighi, sfide e paure. Nella pagine di In frantumi lo vediamo costretto a ridefinire i rapporti con le altre persone, a partire dalla fidanzata Isabella, l'angelo custode, e dai suoi figli. È un'impresa doppiamente difficile. Non è solo reinventarsi a sessant'anni e passa, nella peggiore delle condizioni. Andare in frantumi significa anche rischiare di frantumare le persone che più amiamo e alle quali mai vorremmo fare del male.
Soffrono e cambiano insieme con noi. Per questo, a volte, è difficile intendersi. In un certo senso, il grave incidente è una rinascita. Tragica, purtroppo. Ma forse non solo. Kureishi conclude che il dolore, alla fine, dovrà servire a qualcosa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.