E poi ha mostrato un calcio che qui da noi non si era mai visto, non esisteva, un Vincent Van Gogh in serie A.
Altri due occhi dietro, calma quasi irritante, tocchi nel breve apparentemente banali, sbracciate cinematografiche, movimento compulsivo dietro, in mezzo e davanti, dove sei Bare, bomba sul collo, il coccodrillo, Epic Brozo esce. L`Inter fa cassa con l`amico più amato, va da Cristiano Ronaldo per metterla dove serve solo spingerla, intanto sparisce dai radar, straricco con almeno altre tre stagioni a livelli di eccellenza, se avesse centrato la Champions sarebbe costato almeno il doppio ma non sarebbe cambiato niente, già tutto scritto. Chi dice che è una operazione di mercato perfetta ha capito poco, si impara da chi sa, il calcio è un`altra cosa, il bilancio, i libri, le plusvalenze, le fidejussioni, d`accordo, ma è tutta roba che non fa gol e non spinge i tifosi sulla punta dei seggiolini. Ai tifosi rimane la certezza che l`Inter esce dalla buca mettendo sul mercato lui e Onana, i migliori nel loro ruolo in serie A.
I suoi ultimi messaggi forse erano una richiesta di aiuto? Si sono presto rivelati una ritorsione amara verso il club che comunque lo ha portato ai vertici del calcio, in troppi gli hanno girato le spalle, nessuna rivolta ai primi indizi di una sua cessione come successo per altri, segnale certo che qualcosa si era rotto. Ivan Perisic che ci è passato prima di lui ne ha dette quattro a Steven Zhang, poi ha cancellato, troppo tardi, pochi istanti sul web e sei timbrato. Non ci sono sostituti, nessuno è uguale a un altro, con Brozo è una squadra, senza Brozo è un`altra squadra.
Gira la voce che sia andato di traverso con uno dello staff tecnico e non sia piaciuto il suo ritorno dal mondiale, se l`è presa alla lunga ma poi però ha avuto ragione, è uscito alla grande quando ce n`è stato bisogno, chiudendo la stagione come miglior giocatore della finale di Nations League. Si è saputo gestire oppure aveva già capito l`epilogo della sua storia a Milano, al netto del rinnovo del contratto e della fascia da capitano. Non finiremo mai di ringraziarti per il calcio che ci hai fatto vedere, ha postato la Nord. Un addio molto algido, messaggio dovuto ma poco per 330 presenze, 25.131 minuti in campo, 43 assist, 31 reti e 5 trofei vinti con uno scudo in otto stagioni dal gennaio 2015 con Roberto Mancini in panchina e 8 milioni alla Dinamo Zagabria, miglior acquisto della sua gestione.
Sabato era lì al Shangri la Paris con la biro in mano a mettere la sua firma su un contratto extralusso dopo aver brigato con gli arabi per prendere più soldi, abbassare la cifra della sua cessione e chiedere la buonuscita come un Nwankwo Kanu qualunque, irritante, una vendetta immotivata e abbastanza vergognosa con una tenda da circo a incorniciare il suo addio.
Sono le ultime mosse quelle che contano, rimangono nella memoria e rischiano di cancellare tutto il resto. Eppure subito protagonista sui social, neppure quattro mesi più tardi dal suo arrivo in Italia su Instagram posta la foto con il pollice sulla guancia e l`indice lungo il mento. E diventa Epic: Non so che significato dargli, forse vuole solo dire che sono un tipo giusto.
La posa diventa virale, gli altri si fanno scolpire sul web in quel modo, apre un bar dalle sue parti e sull`insegna c`è Brozo così, con quella faccia da furbo che non si prende mai troppo sul serio neanche quando sbraccia e spinge in avanti il collo lungo e magro. Ma le prime stagioni non girano bene, Frank De Boer lo tiene fuori nelle gare importanti, neanche con Stefano Pioli diventa un titolare e addirittura quando arriva Luciano Spalletti rischia di finire al Siviglia, i tifosi lo fischiano quando viene sostituito, lui li applaude. Occorrono tre anni per capire il suo calcio, l`intuizione viene ascritta a Piero Ausilio comunque il primo ad arrivarci è proprio Spalletti che lo piazza davanti alla difesa dove scende fino al limite dell`area, si fa dare la palla da Handanovic e inizia il ballo sulle punte, dinoccolato, pare sempre che stia per crollare, lo marcano a uomo fin dalla trequarti, non serve, Brozo la mette dove aveva deciso prima ancora di riceverla, gestione degli spazi sempre geniale. Spalletti capisce di avere in squadra un calciatore che non ha ruolo, non glielo si deve dare, Brozo è un`automobile che esce di strada, fa un po` di sterrato, poi rientra e lo trovi dove c`è bisogno.
È in quella stagione che nasce il coccodrillo. L`Inter prende un gol da Matteo Politano su punizione, la barriera si alza, la palla passa sotto. Arriva il Barcellona in Champions, punizione, calcia Luis Suarez e Brozo è steso dietro la barriera, sotto la palla non passa, stupefacente, ma perché proprio Brozo? Perché ha l`umiltà necessaria per sdraiarsi in un gioco che si fa stando in piedi e quando posta una foto dove è travestito da coccodrillo nel salotto di casa esplode il verso, tutte le altre squadre lo imitano. Non è solo uno che gioca in serie A, diventa uno che la identifica, Conte ne fa il fulcro della manovra che parte dal basso e gli dà la fascia in un derby che nasce, continua e si chiude con una sua prestazione memorabile, da 2-0 a 2-4 e il primo gol della rimonta è suo con un sinistro improvviso da fuori area. Pochi in questi anni lo hanno raggiunto nel numero dei like postati dai tifosi, ogni sua stupidata diventa virale: Si, mi piace giocare con le freccette, non so se sono bravo, comunque è meglio che giochi in casa. Bare, dove sei?
Ridotti all`osso i contatti con la stampa, e allora finisci nel cesto delle fake news: stanotte ha scaricato qui davanti al pronto soccorso una ragazza ubriaca e poi se n`è ripartito a tutta velocità.
No, nessuna follia, un giorno ad Antonio Conte hanno chiesto se mettere la squadra nelle mani di Brozo fosse una mossa avventata e se prima di deciderla fosse riuscito ad entrare nella testa a punta del croato: Impossibile, ha risposto, forse neppure lui ci è mai riuscito.Poi una mattina di fine giugno si è presentato ad Appiano Gentile con il figlio Rafael. Era lì per svuotare l`armadietto. Barella e Bastoni lo sapevano e lo stavano aspettando. Nient`altro da aggiungere.
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