La scomparsa di Totò Schillaci è un colpo al cuore per tutti i tifosi e gli appassionati di calcio che ebbero la fortuna di vivere il sogno di Italia '90. Resterà per sempre l'icona delle Notti Magiche dello sport e di tutto il calcio italiano, di quel Mondiale di casa nostra, dolce e amaro segnato da suoi gol in sequenza e da quegli occhi spiritati e increduli, simbolo di un sogno comune bruciato dal destino nella maledetta serata del San Paolo di Napoli che non cancellò comunque la forza di una favola.
Totò è stato tutto questo. Un condensato di allegria e spensieratezza, ma anche lo sbocciare improvviso di un attaccante nato nei quartieri difficili di Palermo, che si è preso in un paio di anni tutta la gloria possibile. Al punto da diventare capocannoniere di quella edizione del Mondiale (sei reti) e piazzarsi al secondo posto dietro Lothar Matthäus nella classifica del Pallone d’Oro. Schillaci fu la fotografia di un’epoca storico-culturale del Paese, l'uomo capace di riscattarsi da una vita difficile che poteva prendere percorsi irrimediabili se non ci fosse stato il pallone ad indirizzarlo altrove. Fu il genio uscito dalla lampada che riuscì, forse come nessun altro, a unire il nostro Paese, perennemente litigioso quando si tratta di rivalità calcistiche.
Un rapporto idilliaco quello con la maglia azzurra nato quasi per caso. Perché i Mondiali '90 sono alle porte ma Schillaci non sembra essere nei piani del ct Azeglio Vicini, che però si ricrede proprio all’ultimo. Totò viene inserito nella rosa azzurra che disputa l’ultima amichevole prima della Coppa del Mondo. Non parte titolare ma Vicini lo butta nella mischia a partita in corso, Schillaci si rimbocca le maniche, corre e si sacrifica. Con grande sorpresa viene inserito nella lista dei convocati: è l'ultimo nelle gerarchie dietro Vialli, Carnevale e Serena. Ma ben presto Totò si guadagna un posto nell’undici titolare, soprattutto dopo essere entrato dalla panchina ed aver fatto esplodere l'Olimpico con il suo colpo di testa contro l’Austria che regala la vittoria agli azzurri.
Nonostante la rete contro l’Austria, parte ancora dalla panchina contro gli Stati Uniti ma dalla terza gara contro la Cecoslovacchia si guadagna finalmente il posto da titolare in coppia con Roberto Baggio. Schillaci segna ancora e diventa il faro dell’Italia e anche nei momenti di difficoltà tutti aspettano la zampata vincente dell’attaccante siciliano, che infatti si ripete anche contro l’Uruguay e l’Eire.
Il quinto gol arriva puntuale anche nella semifinale giocata al San Paolo di Napoli contro l’Argentina ma dopo i calci di rigore a passare il turno e accedere alla finale sarà l’Albiceleste di Maradona.
Nella finale per il terzo e quarto posto giocatasi al San Nicola di Bari, Schillaci realizza la sesta rete nel Mondiale e grazie al suo rigore gli azzurri sconfiggono l’Inghilterra consolandosi con il terzo posto. Una favola senza lieto fine ma entrata con pieno diritto nella storia del calcio italiano, insieme a Totò, l'eroe delle Notti Magiche '90. Per sempre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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