Che bontà Yoshi, un autentico ristorante giapponese a Milano

Storia bella la sua e quella di sua moglie, Francesca Manotti, che a Cremona lavorava in uno studio dentistico e che un bel giorno di sette anni fa mise un annuncio per conoscere qualcuno che le insegnasse letteratura giapponese. Yoshi le rispose avvisandola che la letteratura no, ma se voleva le avrebbe parlato del suo Paese. Risposta affermativa e ora eccoli farsi in quattro in un ristorante tutto bianco dove un architetto sadico ha messo al bancone dei sushi sgabelli di una scomodità particolare. Siete avvisati, ma va anche detto che vedere Yoshi al lavoro è un piacere e lo è ancora di più gustare quanto prepara al punto che scordi ogni fastidio.
Non solo sushi. Il sito si apre con un’affermazione perentoria: «Ristorante giapponese autentico», dallo chef alla materia prima alle spezie e alle erbe aromatiche. Il resto lo fa la personalità di Yoshi, perché non è specializzato in questa o quella particolarità, il suo non è affatto un sushibar o un posto simpatico dove si mima cucina tra la giapponese e la fusion, bensì un ristorante a 360° di uno chef completo, molto attento a dare sapore reale alle sue preparazioni e a non farsi imprigionare dalle tradizioni.
Carta lunga, tante voci, a pranzo c’è la bento box per uno spuntino e via, il golosone si presenterà la sera e si perderà facilmente.

Sono importanti i piatti speciali e i piatti unici, sono intriganti le proposte alla brace di carbonella naturale come il collo di ricciola o di tonno piuttosto che il sanma, un lungo pesce azzurro da gustare con le mani. Un consiglio? Fate fare a Yoshi, è tutto speciale.
paolo.marchi@ilgiornale.it

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