L'uomo che sussurrava ai cavalli, quanto c'è di vero nel film con Scarlett Johansson?

Sebbene sia tratto da un romanzo estremamente famoso, L'uomo che sussurrava ai cavalli si ispira a una persona realmente esistita

L'uomo che sussurrava ai cavalli, quanto c'è di vero nel film con Scarlett Johansson?
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Tratto dall'ominimo romanzo del compianto Nicholas Evans, L'uomo che sussurrava ai cavalli è lo struggente film disponibile stasera in tv alle 21.20 su Canale 5. Si tratta, come scrive Coming Soon, del primo film diretto da Robert Redford in cui l'attore sceglie di apparire anche sullo schermo. È anche la prima grande interpretazione drammatica per Scarlett Johansson.

L'uomo che sussurrava ai cavalli, la trama

La piccola Grace (una giovanissima e acerba Scarlett Johansson) ha una sola grande passione: l'equitazione. Per lei non esiste niente di più bello che andare a cavallo con la sua migliore amica. Provetta cavallerizza, Grace è inoltre legata al suo cavallo da un profondo senso d'amicizia e niente sembra destinato a cambiare. Tuttavia la sorte ha in mente un piano diverso per la ragazzina. Grace e la sua migliore amica vengono infatti coinvolte in un bruttissimo incidente: la sua amica perde il suo cavallo, mentre Grace rimane gravemente ferita al punto che i medici sono costretti ad amputargli una gamba. Quando riprende conoscenza, Grace si lascia sopraffare dalla paura e dalla tristezza, spegnendosi sempre di più sotto lo sguardo preoccupato di sua madre (Kristin Scott Thomas), che si rende conto che sua figlia sta scivolando nelle spire della depressione. Redendosi conto di dover agire prima che sia troppo tardi, la donna decide di assumere un famoso Sussurratore (Robert Redford), un cowboy con l'abilità di parlare coi cavalli e che prende l'impegno di curare il cavallo traumatizzato di Grace nella speranza di portare di nuovo il sorriso sul volto della bambina.

Cosa c'è di vero nella storia?

Come si diceva in apertura, L'uomo che sussurrava ai cavalli è un lungometraggio tratto dal romanzo di Nicholas "Nick" Evans, di cui Robert Redford acquistò i diritti cinematografici ancor prima che il romanzo venisse dato alle stampe, stando a quanto si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base. Nonostante la fonte letteraria, però, L'uomo che sussurrava ai cavalli si ispira a personaggi realmente esistiti. Il Tom Booker portato sul grande schermo in modo magistrale da Robert Redford, infatti, si ispira a Dan "Buck" Brannaman, un vero sussurratore di cavalli a cui è stato dedicato anche un documentario che ha avuto un successo inaspettato negli Stati Uniti, con una distribuzione che ha sfiorato le 200 sale nazionali. Secondo la ricostruzione fatta dal The Guardian, Buck Brannaman faceva parte di un movimento di "cavalieri" che hanno fondato quella che è nota come "equitazione naturale". Questo movimento, che ha valenze anche filosofiche, non si limita a (e non vuole) domare i cavalli: si basa, invece, su una comunicazione diretta ed empatica che, nel caso di Brannaman, passa soprattutto attraverso l'uso di piccole bandierine dai vari significati. Per Buck Brannaman essere un sussurratore di cavalli significa soprattutto non esercitare una forza o una predominanza sull'animale, ma essere disposti a utilizzare il suo punto di vista per cercare di capire quali sono gli errori che possono aver causato un danno al cavallo. Nel suo momento di massima attività, Brannamn arrivò a viaggiare anche per quaranta settimane più o meno consecutive, attraversando gli Stati Uniti, per aiutare quanti più animali possibili. E quando la guarigione non è possibile, per Brannaman la colpa è sempre del sussurratore, mai del cavallo. L'amore per questi animali in Brannaman nasce durante l'infanzia. Cresciuto in Montana e in Idaho, l'uomo non ebbe un'infanzia facile. Lui e suo fratello, infatti, erano costretti a subire i soprusi di un padre ubriacone che non si faceva scrupoli a "picchiarci senza pietà". Per molto tempo Brennaman scelse di stare isolato dai suoi compagni per paura che i suoi coetanei potessero vedere i segni delle percosse subite dal padre. Tutto cambiò quando lividi ed escoriazioni vennero notate da un allenatore del giovane Brannaman: l'uomo decise di chiedere aiuto allo sceriffo che portò Buck Brannaman via da quella casa e nelle mani di una gentile coppia cristiana che lo accolse nella propria casa e gli insegnò l'amore per i cavalli e per l'equitazione. Stare a stretto contatto con gli animali, rivedendo le sue stesse ferite nei traumi che impedivano ai cavalli di essere cavalcati, ha indicato a Brannaman la strada da percorrere e lo ha portato a scoprire un talento che lo ha reso così unico, come professionista, da ispirare persino Robert Redford. Secondo una testimonianza riportata da IMDB, comunque, il termine "sussuratore di cavalli" nasce da un errore di valutazione.

Il termine, infatti, sarebbe nato dopo aver visto alcuni nativi americani che saltavano in groppa al cavallo, mordendogli l'orecchio per cercare di placarli attraverso il dolore inaspettato. Alcuni testimoni di questo rituale avrebbero frainteso il gesto e invece di vederci un morso, ci hanno visto un sussurro.

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