Sei a credito o a debito nel 730? Ecco cosa significa e cosa fare

Che venga effettuata tramite modello precompilato o in maniera “tradizionale”, la dichiarazione dei redditi consente ogni anno di capire se si è in una situazione di debito o credito con lo Stato. Vediamo in quali termini e come regolarsi a seconda dei casi

Sei a credito o a debito nel 730? Ecco cosa significa e cosa fare

Entro il 2 ottobre prossimo i lavoratori dipendenti e i pensionati dovranno presentare il Modello 730/2023, relativo all'anno di imposta 2022. Per quanti volessero usufruirne, sul portale dell’Agenzia dell’Entrate è già disponibile da qualche giorno il modello precompilato, mentre per chi compilerà la dichiarazione autonomamente, o avvalendosi dell’assistenza di Caf e commercialisti, il responso su se e quanto versare o meno richiederà necessariamente più tempo. Ma che cosa vuol dire essere a debito o a credito, che cosa bisogna fare in un caso o nell’altro? E i rimborsi come e quando si ricevono? Cerchiamo di rispondere a queste domande.

Cosa significa essere a debito

Prendendo in esame, ad esempio, il 730 precompilato (che fornisce già un quadro della situazione), controllando nell’apposita pagina sul sito dell’Agenzia delle Entrate, in caso di posizione debitoria appaiono le diciture: Sei a Debito di... euro, Secondo acconto di... euro: significa che si è in debito con il Fisco e che bisogna pagare quelle determinate somme. In pratica, durante lo scorso anno si è pagata una certa somma in imposte, ma dai calcoli dell’Agenzia risulta che l’importo sarebbe dovuto essere maggiore e andrà pagato adesso.

Ecco un esempio:

Supponendo che nella dichiarazione sia scritto che si è in debito di 1.260 euro, e che il secondo acconto ammonta a 350 euro, significa che si dovrà pagare all’Agenzia delle Entrate 1.260 euro, versando alla scadenza del mese di novembre anche il secondo acconto pari a 350 euro.

Perché si è a debito

I motivi per cui, contrariamente a ciò che ci si attendeva, si è in debito, possono essere diversi. Fra questi:

La presenza di due o più CU (Certificazione Unica). Se durante l’anno precedente si sono avuti più datori di lavoro, si saranno ricevute più CU. Sommando i redditi delle CU, può derivarne una maggiore imposta da pagare.

Aver percepito assegni INPS. Avendo lavorato lo scorso anno si è ricevuta la CU dal datore di lavoro; se però il rapporto fosse terminato e si fosse percepita l’indennità di disoccupazione (NASPI), anche l’INPS avrà inviato la sua CU. Nel momento di compilazione del 730, i due redditi vanno sommati e anche in questo caso possono generare maggiori tasse da pagare;

Detrazioni IRPEF non dovute. Lo scorso anno si è chiesto di usufruire di una particolare detrazione, ipotizzando un certo reddito. Poi in realtà quel reddito è stato superato, di conseguenza quella detrazione, che non spetta più, andrà restituita.

Questi alcuni esempi di motivi per cui si è a debito. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate più vicino, a un CAF della propria città, o al professionista di riferimento.

Come si paga

L’importo a debito può essere pagato in due modi:

Se si è lavoratori dipendenti o pensionati spetta al sostituto d’imposta (il datore di lavoro o l’INPS) e viene addebitato direttamente in busta paga o sul cedolino della pensione. È possibile scegliere se pagare tutto il debito in un’unica soluzione, o a rate. Per chi utilizza il 730 precompilato, la scelta la si può fare direttamente sul modello disponibile, prima di accettarlo, indicando l’eventuale rateizzazione. Diversamente, andrà indicato nella dichiarazione elaborata autonomamente, specificando la propria scelta negli spazi appositi.

Se non si ha un sostituto di imposta, bisogna pagare l’importo tramite il Modello F24. Il versamento può essere effettuato in forma cartacea presso gli sportelli bancari, in Posta, o presso gli uffici dell’ente di riscossione. È possibile pagare l’F24 online, invece, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, su quello di Poste Italiane, o tramite i servizi di home banking, predisposti (se previsti) dai vari istituti di credito. Nel modello andranno indicati i codici tributo relativi al pagamento, gli importi e i propri dati anagrafici.

Nel caso del 730 precompilato, può darsi che si risulti a debito se l’Agenzia delle Entrate non ha inserito tutte le spese detraibili come, ad esempio, le spese mediche sostenute. Inserendo tutte le spese si potrebbe ridurre il debito, azzerarlo, o addirittura andare a credito.

Cosa significa essere a credito

Seconda possibilità: qualora controllando il 730 precompilato sul sito di Agenzia delle Entrate, nell’apposita pagina ci fosse scritto che si è a credito, o la stessa condizione emergesse in seguito ai conteggi per la dichiarazione redatta a cura del contribuente, vuol dire che si è versata più IRPEF di quanto si dovesse e che quindi si dovrà ricevere un rimborso.

In questo articolo trovi tutte le informazioni sul rimborso in busta paga

Mentre nel 730 precompilato sono già state inserite le spese detraibili, come ad esempio, oltre a quelle mediche, eventuali spese funerarie, scolastiche etc, e si è già potuto calcolare a quanto ammonta il rimborso, per quello “tradizionale” il discorso è lo stesso per la condizione a debito.

Come si riceve il rimborso

Per quanto riguarda il 730 precompilato, una volta verificato sul sito dell’Agenzia delle Entrate che si è a credito, è possibile accettare modello e l'importo così com’è, o modificarli prima dell’invio con eventuali correzioni o integrazioni. Per la dichiarazione non precompilata, il credito emergerà dal computo dei vari dati inseriti dal contribuente.

Il 730 è il modello presentato dal lavoratore dipendente o dal pensionato. Per queste due categorie, come detto per il debito, è previsto un sostituto di imposta (il datore di lavoro o l’INPS): se si è a credito, il rimborso viene inserito direttamente in busta paga o con la pensione. L’importo a credito risultante dal calcolo del 730 viene rimborsato dall’azienda per cui si lavora, oppure dall’INPS (o da altro ente pensionistico). Se non si ha un sostituto di imposta, il rimborso lo eroga direttamente l’Agenzia delle Entrate.

Nel caso di un lavoratore dipendente il rimborso sarà erogato in estate, direttamente in busta paga. Se si è pensionati, verrà erogato sempre in estate, con la pensione.

La compensazione

In alternativa al rimborso, si può usare il credito, intero o in parte, per pagare altre imposte dovute all’Agenzia delle Entrate, grazie alla compensazione, con il modello F24.

In questo articolo spieghiamo che cosa è e a cosa serve il Modello F24

Facendo un esempio pratico, qualora si dovessero versare 600 euro di IMU e si avessero 400 euro di credito nel modello 730, si potrà usare quella cifra per pagare l’IMU o parte di essa. Quindi di IMU si pagherà solo 200 euro. Poiché l’IMU si paga tramite modello F24, sul documento si dovrà indicare l’IMU da pagare e il credito di imposta da far valere. Qualora invece la cifra a credito fosse superiore a quella dell’IMU, la differenza potrà essere impiegata per il pagamento di eventuali altri tributi.

Per utilizzare in compensazione il credito risultante dal 730, il contribuente deve compilare e presentare il Modello

F24 esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Questo vale anche per i lavoratori privi di un sostituto d’imposta che possa effettuare il conguaglio.

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