La sanatoria delle liti tributarie è argomento che rientra nel concetto di pace fiscale e che tende a ridurre parte delle 47mila impugnazioni sulle quali le sezioni apposite della Cassazione sono chiamate a statuire.
Una rottamazione a tutti gli effetti che riguarda le cartelle esattoriali alle quali i contribuenti hanno già fatto opposizione e che possono essere chiuse pagando, a seconda dei casi, dal 5% a 20% del valore della lite.
La prima condizione che deve essere soddisfatta, così come è facile immaginare, è che il contribuente abbia già avuto ragione presso la Commissione tributaria provinciale o al cospetto della Commissione tributaria regionale.
Sanatoria delle cartelle in caso di lite
Il funzionamento è legato al grado di giudizio che ha visto soccombere l’Agenzia delle entrate. Entrano così in gioco due meccanismi:
Se l’Agenzia delle entrate è uscita sconfitta in uno solo dei due gradi di giudizio (tra la Commissione tributaria provinciale e la Commissione tributaria regionale) possono essere annullate le liti per somme fino a 50mila euro, pagando il 20% dell’importo vantato da fisco
Se l’Agenzia delle entrate è uscita sconfitta da entrambi i gradi di giudizio, possono essere annullate le cartelle fino a 100mila euro pagando il 5% del valore della controversia.
C’è un limite di tempo entro il quale aderire.
Come aderire ed entro quando farlo
Il contribuente che vuole chiedere la sanatoria ha tempo fino al 16 gennaio 2023, ovvero 120 giorni a partire dal 16 settembre 2022, la data in cui è entrata in vigore la legge 130/2022 con le disposizioni in materia di giustizia e di processo tributari.
Per presentare le domande, così come deliberato dall’Agenzia delle entrate con provvedimento numero 356446 /2022, occorre riempire l’apposito formulario e inviarlo via Pec alla sede dell’Agenzia delle entrate competente.
Quanto deve pagare il contribuente
Come scritto sopra, mentre deposita la domanda per la sanatoria, il contribuente deve versare il 5% o il 20% del valore della lite. Importo al quale sarà necessario detrarre le eventuali somme già versate in precedenza.
Nel caso in cui la somma già pagata fosse superiore a quella dovuta (quindi al 5% o al 20% della controversia) non sono previsti rimborsi.
Quali liti sottostanno alla sanatoria
Possono godere della definizione agevolata le cause che erano già pendenti presso la Cassazione al più tardi il 16 settembre del 2022. Per essere considerate pendenti la controparte deve avere ricevuto notifica del ricorso alla medesima data. Non sono più considerate pendenti le cause che sono già giunte a sentenza definitiva prima che il contribuente presenti la domanda per la definizione agevolata.
Per evitare che ciò accada, il cittadino può ottenere una sospensione della controversia mediante apposita domanda depositata dal proprio avvocato presso la Cassazione. In questo modo l’iter decisionale viene sospeso fino al 16 gennaio 2023, ossia durante i 120 giorni a disposizione del ricorrente per presentare la domanda di adesione alla sanatoria.
Non rientrano in questa logica le liti che coinvolgono l’Ue (quindi, per esempio, quelle sulle tariffe doganali) né quelle relative agli aiuti di Stato che le autorità ritengono lecito recuperare.
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