Classicità, memoria, futuro. L'arte assoluta di Ceroli

Dall' "Uomo vitruviano" alla Cappella Sistina e alla propria casa museo. Un progetto continuo

Classicità, memoria, futuro. L'arte assoluta di Ceroli

Si stringe un accordo fra la Pinacoteca di Brera e la Gnam di Roma intorno a Mario Ceroli. Questi gli intenti: «L'intenzione è di produrre grandi mostre con uno sforzo comune. Milano e Roma sono città vicine ma abbastanza lontane per non sovrapporsi nelle iniziative», dichiara la direttrice della Gnam Cristina Mazzantini, che ha esposto, con Angelo Crespi, la sua intenzione di voler essere una «nuova forza di sognare» per disegnare il futuro dell'arte e della cultura italiane. Tiene insieme le due istituzioni Banca Ifis, presieduta da Ernesto Fürstenberg Fassio.

Per questo Mario Ceroli, classe 1938, oggi si chiama anche Ernesto. La sua grande collezione di sculture è diventata patrimonio condiviso fra casa sua e Banca Ifis, fra la sua memoria e il futuro. Ceroli sagoma il mondo, rinunciando a scolpirlo. Abbiamo inteso creare delle sue opere un museo e non solo dei legni e sagomati, che tanto caratterizzano l'artista. Ceroli afferma: «Questa cosa che io sono uno scultore del legno non è affatto vera, perché ho fatto diverse esperienze con i materiali: ho usato il legno, ho fatto ceramiche, ho usato il marmo, ho realizzato cose con il ghiaccio, con l'acqua, ho fatto cose di carta, cose di stoffa». Sono le parole con cui Ceroli indica l'universo della sua ricerca.

Grande interprete della tradizione classica, nessuno come lui è riuscito a conciliarla con la contemporaneità, intesa come esperienza quotidiana, come cronaca di incontri (i ritratti) di situazioni, di esperienze, di giornate. La quotidianità è il suo universo, da cui nasce in mondo parallelo, che non è un altro mondo: è il suo mondo. L'Uomo vitruviano lo ispira, in continue meditazioni sulla natura dell'uomo e sul suo destino. È una risposta intelligente all'arte povera cui Ceroli si avvicina assumendo una posizione da precursore, e introducendo già agli inizi degli anni '60 nella sua produzione artistica materiali apparentemente impropri: legni bruciati, vetri, piombo, stracci, ghiaccio, carta, cenere, lamiere. Così parte, assestandosi in una posizione umanistica rispetto a Louise Nevelson, alla quale guarda con grande attenzione. Leonardo ritorna nell'Ultima cena, una cena che è sempre l'ultima; ed è anche la traduzione di una grande impresa pittorica in una impresa plastica.

Il mondo dell'arte è, per Ceroli, soltanto tridimensionale scultura, anche se non a tutto tondo, riproduzione del mondo. Non solo scultore di materiali, Ceroli ha la vocazione a creare spazi, ambienti, scenografie maestose: nel 1965 inizia Cassa Sistina, una grande scatola, una abitazione, uno spazio che accoglie tutti gli oggetti, come la vita: tutto è trasportabile, tutto è raggiungibile, tutto è contenibile. Ironia, mistificazione della realtà ne fanno un'opera d'arte totale. Cassa Sistina è uno spazio puro. Il 1966 è un anno decisivo: Ceroli espone alla Galleria La Tartaruga di Roma. L'Ultima cena, creata un anno prima, oggi è alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Dal settembre 1966 al giugno del 1967 Ceroli è negli Stati Uniti e in aprile ha una personale alla Bonino Gallery di New York, dove espone Farfalle. Notevole prova è La Cina, del 1966, una idea nuova «immersiva e totalizzante», che coinvolge lo spettatore a esserne parte. Teatro, spazi plastici, opere monumentali: nel 1969 nasce Io, piramide di ghiaccio: una piramide di mattoni di ghiaccio al cui vertice sta una sfera di acciaio che accoglie carbone ardente. Negli anni '80-90 Ceroli elabora porte che si aprono, porte socchiuse, scale, moduli come mobili nello spazio, in omaggio a Giorgio de Chirico. Dagli anni '80 è dominante la elaborazione di opere a tuttotondo, in una connessione costante con l'ambiente: ecco allora La porta (1981), un altro Cenacolo (1981), un altro Uomo vitruviano (1987), Casa del Nettuno (1988), Maestrale (1992), Applausi (1992). All'esordio degli anni Duemila Ceroli si applica a una rielaborazione di elementi naturali: legno e cenere, legno, cenere e lamine d'oro. Sono del 2007 La nuda verità, Guerriero Frentano: figure intagliate nel legno e cosparse di cenere, a rappresentare l'essere umano che si fonde con la natura. Il 2007 è anche l'anno di Paolo e Francesca, con la riproposta del tema della scala: figure su una scala, ai piedi cumuli di colori.

Qui interviene Ernesto Fürstenberg Fassio, e realizza il sogno di Ceroli di un mondo parallelo: lo scultore ha creato nel corso degli anni un spazio in cui vivere e lavorare, circa 3000 metri quadrati alle porte di Roma. All'interno della casa stanno più di 500 opere che continuano ad aumentare nel tempo. L'intenzione di Ceroli era quella di aprire le porte della sua casa-museo come uno sconfinato laboratorio di idee, modello e stimolo per le nuove generazioni.

Oggi quell'obbiettivo si realizza, con la missione di sostenere la giusta causa di insegnare a bambini e ragazzi a lavorare il legno nella falegnameria che rappresenta la «Forza di sognare». Mario ed Ernesto sono insieme perché il museo di una vita sia il museo per la vita.

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