Così gli scrittori raccontano "L'ultimo Capodanno" e altre feste da dimenticare

Dall'ironia di Delfini alla cattiveria di Ammaniti. E poi Krauss e Bukowski

Così gli scrittori raccontano "L'ultimo Capodanno" e altre feste da dimenticare
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«Detesto l'ultimo dell'anno perché ci sono in giro troppi ubriachi dilettanti», questa la sintesi di Charles Bukowski, autore tra gli altri di Storie di ordinaria follia e Compagno di sbronze. Karl Kraus in Detti e contraddetti (Adelphi) al quesito «Con quale desiderio Lei entra nell'anno nuovo?« rispose «Con il desiderio di essere risparmiato da domande del genere».

Per chi non crede più nei veglioni e rimane da solo a casa ci permettiamo qualche consiglio di lettura perché effettivamente, inutile negarlo, ci si sente un pochino soli soprattutto dopo le 21, dopo il discorso del Presidente della repubblica a reti unificate. Si fa il bilancio dell'anno, e poi si gira il cuscino: i pensieri solitari rischiano di mandarti in depressione e farti invidiare i trenini, Maracaibo mare forza nove, i conti alla rovescia, le feste, i fuochi d'artificio. E allora, a televisioni occupate da concerti da ogni dove in diretta dalle piazze, non si può che pensare al discorso del Capo dello Stato. Solo che da bimbo anche mio nonno mi faceva sempre il discorso di Capodanno, ma alla fine ci aggiungeva 20mila lire.

Fine anno e capodanno per gli scrittori sono giorni tristi perché si è soli ma sappiamo che ha ragione il grande poeta Antonio Delfini quando descrive l'idiozia del «divertirsi per divertimento». L'alternativa a tanto scontento? Fingersi diversi da come si è, come accade a Delfini durante una festa di Capodanno: «Mi sono abbastanza divertito per quanto il divertirsi di divertimenti non sia per me un divertimento. Per non lasciar trapelare i miei profondi e segreti pensieri dicevo tante sciocchezze e facevo la corte alle donne in maniera così goffa e antica, che ormai tutti andavano mormorando che ero io l'uomo più leggiero che ciascuno dei presenti avesse mai incontrato».

Viene in mente una lettera dimenticata di un inatteso Gramsci, del 1916 e pubblicata sull'Avanti: «Sono serate a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi». Lucidissimo.

Antonio Tabucchi, in Capodanno (racconto del 1991), racconta la storia di un bambino che dà sfogo a un'ostilità verso il padre morto. L'astio trova sfogo in piccoli atti di violenza di cui sono vittime animali domestici e selvatici, un topo, un coniglio, un luccio, dei pesciolini rossi animali osservati tutti con angoscia, anche quando non sono seviziati o uccisi dal bambino. Ma l'emozione che domina è l'ansia di capire, di capire come mai i padri siano morti di morte violenta, lasciando vedove le madri e orfani i figli. Una metafora della Seconda Guerra Mondiale, del fascismo, ma sopratutto la miglior dimostrazione di come per lo scrittore «la letteratura è una lotta contro il tempo, è una forma di rimpianto».

3,2,1: buon anno!

Tra le mani mi è capitato Andrea Camilleri con Una cena speciale. In sintesi il racconto è incentrato su Salvo Montalbano che avrebbe voluto passare un Capodanno solitario, ma viene coinvolto in un cenone. Ci sarà un omicidio? Un racconto, contenuto nella raccolta Fango (Mondadori, Einaudi), si intitolava L'ultimo capodanno dell'umanità ed era firmato da un giovane Niccolò Ammaniti.

Un racconto geniale, uso poco questo termine, che ha raccontato con un decennio di anticipo il film La grande bellezza ma in versione medio borghese: niente feste sulle terrazze ma una commedia degli equivoci scritta magistralmente (poi diventato un film di Dino Risi). Il racconto è ambientato In una Roma palazzinara, surreale proprio perché reale, è il miglior racconto italiano sulla fine e inizio anno.

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