Il "compagno" Gino resta in carcere, Parigi non decide sull'estradizione in Ungheria

Presente anche Ilaria Salis nella Capitale francese da dove, come una consumata antagonista, tramite i social ha gridato: "Free all antifas"

Il "compagno" Gino resta in carcere, Parigi non decide sull'estradizione in Ungheria
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Ilaria Salis ieri era a Parigi per invocare il blocco dell'estradizione per Rexhino "Gino" Abazaj, "compagno" antifascista che era lei e con altri esponenti dell'antagonismo militante a Budapest nel febbraio del 2023. L'Ungheria, proprio contro Gino, ha emesso un mandato di cattura internazionale e il "compagno" è stato arrestato circa un mese fa in Francia. Era scappato oltralpe per non essere estradato, forse facendo leva sull'abitudine del Paese transalpino di dare rifugio a chiunque si dichiari "perseguitato politico". E, invece, forse anche anche la Francia si sta affacciando nel nuovo secolo, lasciandosi alle spalle gli anni Settanta e Ottanta. Per il momento, il tribunale di Parigi non ha concesso l'estradizione all'Ungheria di Gino, ma non l'ha nemmeno negata e, così, il "compagno" dovrà restare nel carcere di Fresnes, vicino alla Capitale francese, almeno fino al prossimo 15 gennaio.

A tale data, infatti, è stata rinviata l'udienza per la decisione e non è chiaro quale possa essere l'orientamento del tribunale. Budapest continua a spingere affinché Gino venga portato in Ungheria per farsi giudicare da un tribunale locale: il reato di cui viene accusato, infatti, sarebbe stato commesso a Budapest e secondo i giudici è giusto che il processo avvenga in loco. È lo stesso che è stato chiesto per Gabriele Marchesi, anche lui parte di quella che in Ungheria definiscono "spedizione punitiva" di Budapest ma che non è stato estradato per decisione del tribunale di Milano. Salis continua a sperare che Parigi si allinei a quanto deciso dall'Italia per Gino e lo lascia intendere nel suo intervento social di ieri.

"Tutte le estradizioni degli antifascisti in Ungheria, a partire da Gino, devono essere bloccate e Maja deve essere riportata subito in Germania. Free all antifas", ha scritto l'europarlamentare. Sembra più un pensiero sviluppato da un esponente dell'antagonismo militante che da un rappresentante italiano nel massimo organo politico europeo, ma da Salis non si può pretendere di più. È arrivata a Bruxelles per volontà di chi l'ha voluta sottrarre al tribunale di Budapest, senza un background politico serio che non sia quello delle barricate e degli scontri con la polizia.

È lì per perseguire il proprio interesse e continua a farlo in ogni occasione che può, dimenticandosi spesso che l'Ungheria è nell'Unione europea e ha pari dignità di qualunque altro Stato. Se Parigi dovesse respingere la richiesta di estradizione di Budapest, le possibilità che il parlamento europeo voti per lasciare a Salis l'immunità parlamentare crescono.

In caso contrario, è probabile che Bruxelles decida di togliere il privilegio alla parlamentare, che così potrebbe difendersi nel processo, come chiunque altro, e non dal processo, esercitando uno di quei privilegi contro cui i suoi "compagni" tanto si battono.

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