Omicidio Saman Abbas, la sentenza: ergastolo ai genitori, 14 anni allo zio, assolti i cugini

Sono stati condannati all'ergastolo i genitori di Saman Abbas, accusati dell'omicidio della figlia. Una pena di 14 anni per lo zio che aveva condotto la polizia sul luogo dell'occultamento

Un primo piano di Saman Abbas
Un primo piano di Saman Abbas

Si chiude con una sentenza di ergastolo per i genitori il processo per l'omicidio di Saman Abbas. Shabbar Abbas e Nazia Shaheen sono stati quindi condannati, dopo una camera di consiglio durata diverse ore, alla massima pena prevista in Italia: tuttavia lei è ancora latitante. Sono cadute quasi tutte le aggravanti contestate, ovvero la premeditazione e i motivi abietti, mentre è rimasto il legame famigliare in riferimento alla posizione dei genitori.

"Non comprendiamo per quale motivo i genitori siano stati condannati all'ergastolo, dobbiamo leggere le motivazioni della sentenza. Probabilmente le ipotesi sono tre, o la Corte ha ritenuto che Shabbar e la moglie siano gli esecutori materiali dell'omicidio, ma questo credo sia impossibile, oppure possono aver ritenuto che siano i mandanti o che abbiano concorso nel momento in cui Danish ha ucciso Saman" hanno commentato gli avvocati della coppia Enrico Della Capanna e Simone Servillo.

Allo zio Danish Hasnain, da sempre considerato dagli inquirenti come l'ipotetico esecutore materiale del crimine, sono stati attribuiti 14 anni di prigione. Assolti invece, e quindi immediatamente scarcerati, i cugini che erano stati rinviati a giudizio: i due sono usciti dall'aula in lacrime, abbracciando i loro avvocati, dopo la lettura del dispositivo. La sentenza è stata pronunciata oggi dalla corte d'assise di Reggio Emilia, presieduta dal giudice Cristina Beretti. Bisognerà attendere per conoscere le motivazioni per la conclusione del primo grado.

Il legale di Danish, Liborio Cataliotti, ha già annunciato: "Rimango convinto dell'innocenza del mio cliente relativamente al reato principale, che è quello che è pesato in termini della pena, cioè l'omicidio. Quanto all'entità della pena, posso dire che tutte le mie richieste sono state riconosciute. La sentenza la impugno perché sono convinto che Danish non sia responsabile del reato principale".

Per quanto riguarda le parti civili, non sono previsti risarcimenti né per il fratello né per il fidanzato di Saman. Un'associazione per i diritti delle donne riceverà invece 25mila euro, un'associazione islamica 10mila euro, l'Unione Comuni Bassa Reggiana 30mila euro e il Comune di Novellara 50mila euro. Battagliera la legale Barbara Iannuccelli, che ha seguito il fidanzato della 18enne: "Non comprendiamo l'ergastolo per i genitori che non hanno partecipato e 14 anni per l'esecutore materiale. Questo percorso processuale ha riservato una serie di colpi di scena dove sono state spazzate via testimonianze come quella del fratello, dichiarato indagabile".

Il processo

Il processo di primo grado per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman Abbas è iniziato a febbraio 2023. I inviati a giudizio erano tutti suoi famigliari: il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen mai arrestata ed estradata in Italia e quindi ancora latitante, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanoulaq Nomanoulaq. Per i genitori è stato chiesto inizialmente l’ergastolo, per lo zio e i cugini invece la pena richiesta era 26 anni.

Principali testimoni dell’accusa sono stati esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi sociali italiani - cui Saman si era rivolta dopo aver denunciato i genitori accusandoli di averla costretta a un matrimonio forzato da lei stessa rifiutato - il fratello di lei oggi 18enne e anche lui in carico ai servizi sociali in quanto testimone di giustizia e fino a poco tempo fa ancora minorenne, il fidanzato che la giovane aveva scelto di sposare, in contrasto con la famiglia, Saqib Ayub.

Il dibattimento si è caratterizzato per le attese e i colpi di scena. Come l’estradizione di Shabbar, catturato in Pakistan alla vigilia dell’inizio del processo e tradotto in Italia solo lo scorso settembre. Oppure il tentativo della difesa di fare indagini anche sul fratello-testimone di Saman o i dettagli di un presunto accordo di Danish per confessare dove fosse il corpo.

La scomparsa e le ricerche

Saman è scomparsa la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Subito dopo i genitori sono partiti per il Pakistan, mentre lo zio e i cugini hanno riparato attraverso l’area Schengen, portando con loro il fratellino della giovane. Ikram è stato catturato quasi subito al confine tra Francia e Spagna insieme al ragazzino, mentre Danish è stato trovato in una periferia di Parigi mesi più tardi, e infine è stato fermato in Spagna Nomanoulaq.

Le ricerche di Saman sono proseguite per mesi senza esito nelle campagne intorno a Novellara, dove gli Abbas vivevano e lavoravano in un’azienda agricola. Il ritrovamento del corpo è avvenuto dopo la segnalazione di Danish alla polizia penitenziaria. A novembre 2022, pochissimi giorni dopo l’arresto di Shabbar in Pakistan, lo zio condusse gli inquirenti nel luogo in cui era stato nascosto il corpo della nipote: sottoterra, in una casolare abbandonato a poche centinaia di metri dall’abitazione degli Abbas. Aveva fornito anche una sua versione dei fatti: lui non sarebbe stato presente perché dormiva. Svegliato dai nipoti, li avrebbe raggiunti, per scoprire che Saman sarebbe stata uccisa da Nazia. Una versione che non coincideva con l’ipotesi iniziale degli inquirenti, ovvero che Danish sia stato l’esecutore materiale del delitto, mentre Shabbar sarebbe stato il mandante.

Cosa era emerso nelle indagini

L’ipotesi accusatoria contro gli imputati si è basata su diverse testimonianze, intercettazioni e filmati delle telecamere di videosorveglianza. Quest’ultima aveva inquadrato Danish e i nipoti, il giorno prima della scomparsa, dirigersi verso le serre con una pala e un sacchetto azzurro: la pala è stata trovata nell’abitazione di uno degli imputati e un sacchetto azzurro era insieme con il corpo di Saman. Il corpo e la sepoltura di fortuna, dopo le dichiarazioni di Danish, sono state analizzate dagli esperti nominati dalla procura di Reggio Emilia, ovvero Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola. Altri filmati mostrano Saman la notte della scomparsa dirigersi verso le serre con i genitori, per poi inquadrare il solo Shabbar rientrare da solo con qualcosa in mano.

Le testimonianze, come detto, hanno riguardato il fratello di Saman, il fidanzato, oltre che i servizi sociali e le forze dell’ordine. In particolare Saqib ha fornito anche messaggi e vocali in cui Saman avrebbe espresso le sue paure, facendosi promettere di chiamare i carabinieri qualora non si fosse fatta sentire a 48 ore dall’ultima comunicazione. È stato infatti Saqib a sporgere denuncia di scomparsa.

A questo si devono aggiungere le intercettazioni. Una in particolare ha scosso l’opinione pubblica.

Si tratta di una telefonata in cui Shabbar parla con un suo fratello riferendosi alla figlia e dice: “Sono stato io, l’ho fatto per il mio onore”. Gli inquirenti si sono sempre concentrati su questo movente, ovvero l’opposizione di Saman al matrimonio forzato che avrebbe portato a una presunta congiura e a un delitto d’onore.

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