Omicidio Saman, il processo d’appello: la madre Nazia in tribunale

Gli imputati per l’omicidio di Saman Abbas sono cinque, tutti famigliari. Ma i due cugini erano stati assolti in primo grado

Omicidio Saman, il processo d’appello: la madre Nazia in tribunale
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Quella di Nazia Shaheen, presente in tribunale, era la presenza probabilmente più attesa al processo d’appello a Bologna per l’omicidio della figlia Saman Abbas, reato per il quale la donna è stata già condannata all’ergastolo in primo grado. L’attesa è dovuta ai lunghi tempi di latitanza, dal delitto avvenuto il 30 aprile 2021 a Novellara fino a maggio del 2024, quando Nazia è stata arrestata in Pakistan, per poi essere estradata in Italia diverse settimane più tardi. Nazia si è mostrata oggi con il volto coperto, tra velo islamico e mascherina chirurgica, e la testa tra le mani.

Un’estradizione piuttosto veloce la sua, a fronte delle tempistiche che invece hanno riguardato il marito Shabbar Abbas, anche lui già condannato all’ergastolo in primo grado: non essendoci accordi bilaterali tra Italia e Pakistan, la traduzione dei due imputati nelle carceri del Belpaese rappresenta una grande vittoria diplomatica.

Shabbar si è presentato anche lui in tribunale così come il fratello Danish Hasnain, condannato a 14 anni. Danish, nel suo racconto alla polizia penitenziaria, quando condusse i militari nel luogo dell’occultamento del corpo, a poche centinaia di metri dall’azienda agricola in cui gli Abbas vivevano e lavoravano, aveva puntato il dito contro Nazia: nel corso dell’appello, che si immagina durerà circa un mese, si cercherà di capire anche di chi sia stata l’esecuzione materiale dell’omicidio. Al vaglio la posizione anche dei cugini Ikram Ijaz e Noumanulhaq Noumanulhaq, precedentemente assolti, anche loro oggi in aula, ma da uomini liberi sebbene imputati.

Gli imputati sono rimasti seduti tutti insieme tra i banchi per via della necessità della presenza dell'interprete, ma il presidente della corte d'appello Domenico Stagliano ha ribadito che “non devono parlare tra di loro e devono capire tutto quello che succede”. Intanto non sono state autorizzate le riprese con le telecamere: per la corte, il diritto all'informazione è garantito dalla presenza dei giornalisti.

L’accusa degli imputati ha chiesto di acquisire una video-ricostruzione sulla notte del delitto, filmato di 40 minuti realizzato dai carabinieri del nucleo investigativo: la richiesta è stata approvata dalla corte. A questo proposito la legale di Shabbar, Sheila Foti, ha chiesto di accogliere agli atti il parere tecnico che individuerebbe in una busta, e non nello zainetto bianco di Saman, l’oggetto tenuto in mano dall’uomo, come si vede nelle telecamere di videosorveglianza dell’azienda agricola. L’uomo viene inquadrato al ritorno dalla zona delle serre, dopo essere andato nel verso opposto con figlia e moglie. Shabbar ha inoltre fatto sapere che “renderà dichiarazioni spontanee in aula, quando lo riterrà opportuno”, mentre Nazia non ha ancora deciso in tal senso.

Nella prossima udienza programmata per il 6 marzo, verrà ascoltato come testimone il fratello di Saman, Ali Haider.

Sul giovane, oggi 19enne, si è pronunciata la legale Barbara Iannuccelli, che segue il fidanzato di Saman Saqib Ayube e che ha chiesto che il ragazzo possa essere sentito in videocollegamento, “accertata la fragilità del testimone”, che tra l’altro si trova in una comunità protetta: “Ali Haider è l’unico testimone oculare di quella aggressione e non ha alcun motivo per mentire e andare contro la sua intera famiglia”.

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