"Non era goliardia". Perché Lucarelli e Apolloni sono stati condannati per stupro di gruppo

Vengono rese note le motivazioni della sentenza di condanna degli ex calciatori del Livorno

"Non era goliardia". Perché Lucarelli e Apolloni sono stati condannati per stupro di gruppo
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Dopo la condanna del 12 giugno 2024 sono state rese note le motivazioni della sentenza che ha condannato gli ex calciatori del Livorno Mattia Lucarelli e Federico Apolloni. I due atleti erano accusati di violenza sessuale nei confronti di una studentessa 22enne ed è stata comminata loro una pena di 3 anni e 7 mesi. I calciatori si erano avvalsi del rito abbreviato.

Non si è trattato di un disinteressato momento di goliardia tra ragazzi giovani che hanno appena trascorso una serata in discoteca - scrive il gup di Milano Roberto Crepaldi - ma di una vera e propria azione collettiva, volta a carpire il consenso della persona offesa ad atti sessuali con il maggior numero di loro, nonostante la piena consapevolezza dello stato di alterazione della persona offesa”.

I fatti sarebbero avvenuti a Milano la notte tra il 26 e il 27 marzo del 2022 e i calciatori non sono stati i soli condannati: pene inferiori, tra i 2 anni e 5 mesi e i 2 anni e 8 mesi, sono state infatti attribuite a tre loro amici. Il gruppo sarebbe stato fondamentale secondo il giudice: “Il concreto e decisivo apporto morale di ciascuno dei ragazzi, che si sono continuamente scambiati frasi di istigazione fino a far convergere le loro volontà in un vero e proprio accordo criminoso avente ad oggetto l’abuso delle condizioni della ragazza nell’ambito di un rapporto sessuale di gruppo, evento poi realmente verificatosi”, aggiunge Crepaldi.

La 22enne sarebbe stata ubriaca (e quindi impossibilitata a esprimere o negare il consenso) e, sempre secondo il giudice, i cinque imputati se ne sarebbero accorti: questa consapevolezza sarebbe emersa da alcuni video in cui i condannati fanno ironia non solo sui fatti di quella notte ma anche sulla condizione della giovane sopravvissuta. Proprio i video “non lasciano spazio a dubbi di sorta circa il fatto che gli imputati si siano influenzati tra loro nel rincorrere un obiettivo sessuale per loro particolarmente ambito, mettendo in secondo piano le esigenze della ragazza e il rispetto della sua libertà sessuale, certamente menomata dallo stato di ubriachezza, dall'impari rapporto numerico con gli imputati, dall’ambiente casalingo e dall’ascendente di Apolloni, elementi questi ampiamente sfruttati dai ragazzi per raggiungere lo scopo”.

Al centro dell’interesse giudiziario quindi anche quello che è accaduto dopo la notte sotto accusa: “Nessuno dei presenti - chiarisce Crepaldi - ha espresso la volontà di dissociarsi dall'intento.

Anzi, la dinamica di gruppo spiega gran parte della tristissima vicenda che ci occupa: molti studi hanno analizzato le interazioni tra i membri dei gruppi di adolescenti e di giovani adulti e la pressione psicologica che il gruppo esercita nei confronti delle scelte e del comportamento del singolo, dando particolare rilievo al fenomeno del conformismo”.

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