Angelo Flores, uno dei sette ragazzi condannati per lo stupro al Foro Italico di Palermo, avvenuto a luglio del 2023, resta in carcere. Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione penale del tribunale del capoluogo siciliano, presieduta da Roberto Murgia, respingendo la richiesta dei domiciliari presentata dal difensore del giovane, l'avvocato Leonarda Lo Presti. A renderlo noto è il legale della vittima, l'avvocato Carla Garofalo, intervenendo a un corso di formazione per giornalisti alla presenza dei vertici dell'Ordine e del sindacato di Palermo, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulla donne che si celebra oggi, 25 novembre.
L'avvocato della vittima: "Quei giovani non sono pentiti"
Lo scorso 8 novembre il Tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni di carcere Angelo Flores, Christian Maronia, Gabriele Di Trapani e Elio Arnao. Christian Barone è stato condannato a 6 anni e 4 mesi, mentre Samuele La Grassa a 4 anni. La procura aveva chiesto la condanna a 12 anni per tutti gli imputati ad eccezione di Samuele La Grassa, l'unico che non avrebbe preso parte alla violenza. Per quest'ultimo la richiesta del pubblico ministero era stata di 10 anni e 8 mesi. "Tanto è stata ritenuta una vittoria, che il legale di uno dei ragazzi - ha dichiarato l'avvocato Garofalo parlando nella sede dell'Assostampa regionale - ha chiesto gli arresti domiciliari, istanza che oggi è stata rigettata. Il fatto è che quei giovani, tutti condannati a pene pesanti di sette anni di carcere, non si sono pentiti. Dopo un anno di carcere sono arrivati alla negazione dei fatti e alla trasformazione della vittima in carnefice, come se fosse stata lei a trascinarli in questa vicenda. Siamo di fronte a una evidenza di crescente irresponsabilità".
"No a vittimizzazione secondaria"
Il legale ha concluso il suo intervento parlando del rischio di "vittimazzione secondaria" a cui, come è accaduto per la 19enne che denunciò lo stupro al Foro Italico di Palermo, sono esposte le vittime di abusi sessuali. "Il tono della narrazione giornalistica è importante, - ha sottolineato Garofalo - un messaggio arriva in base al tono narrativo. E la vittimizzazione secondaria è una diretta conseguenza della narrazione che si fa del fatto, non soltanto giornalistica, e che spesso lascia aperti varchi di insinuazioni, dubbi, parole subdole, spesso volutamente negative. Se questa narrazione non viene realizzata con obiettività e onestà, si va incontro a guai enorme".
Le richieste di risarcimento
Il processo si è svolto con il rito abbreviato. I sei imputati maggiorenni sono stati condannati a risarcire alla parte civile 40mila euro di provvisionale, rimettendo al giudice civile la quantificazione del risarcimento.
Liquidate alle associazioni che ne hanno fatto richiesta mille euro di provvisionale, rimettendo anche in questo caso al giudice civile la quantificazione del danno. Un altro ragazzo, all'epoca dei fatti minorenne, è stato condannato dal Tribunale dei minori a 8 anni e 8 mesi di reclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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