"Solo 5 leader sapevano del blitz": le rivelazioni dietro l'attacco di Hamas

Secondo nuove rivelazioni, l'attacco del 7 ottobre sarebbe stato progettato dal 2014: a decidere i dettagli dell'operazione 5 top leader di Hamas

"Solo 5 leader sapevano del blitz": le rivelazioni dietro l'attacco di Hamas
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Con il passare dei mesi e delle settimane nuovi retroscena si aggiungono a proposito della preparazione dell'attacco di Hamas ai danni di Israele. I primi rilievi compiuti all'indomani del 7 ottobre, avevano già rivelato come il gruppo islamista si stesse preparando da tempo alla vendetta contro lo stato ebraico, come testimoniano i tunnel, gli apparati di comunicazione, l'arsenale cresciuto a dismisura e tutti i dettagli minuziosi che hanno riguardato l'imboscata gigantesca tesa a Tel Aviv.

L'addestramento di Hamas durato anni

Le fonti vicine al gruppo avrebbero riferito al quotidiano arabo (con sede a Londra) Ashraq Al-awsat, in un rapporto pubblicato oggi, che i 70 terroristi responsabili dell'attacco a sorpresa di ottobre sarebbero stati selezionati tra centinaia di candidati di alto bordo di Hamas, reclutati in varie aree della Striscia di Gaza: sarebbero poi stati addestrati per anni, e non mesi, e sottoposti costantemente a test per valutare le loro abilità e la loro affidabilità.

I piani per l'assalto, dunque, sarebbero iniziati ben prima dell'operazione Protective Edge del 2014, ma erano stati messi in soffitta per via dello scoppio dei combattimenti. Il piano di addestramento, dunque, era rimasto in sospeso per un anno. Dopo l'ennesima esplosione delle ostilità, l'operazione Guardian of the Walls, nel maggio del 2021, i miliziani di Hamas avrebbero deciso che fosse giunto il momento di passare all'azione. Così, mentre il mondo sonnecchiava al sicuro all'ombra della pandemia che ancora tardava a concedere una tregua, gli alti in grado di Hamas avrebbero deciso di mettere in atto il piano.

I 5 top commander di Hamas che hanno deciso l'attacco

Questi continui cambi di programma, e i numerosi stop and go, hanno inoltre richiesto massima segretezza nelle operazioni di addestramento. Questo ha comportato controlli spasmodici sulla fedeltà degli addestrati, ma anche una circolazione minima delle informazioni: ai reclutati non era mai stato comunicato per cosa si stessero addestrando nonostante l'imposizione di un giuramento di segretezza potesse far ipotizzare una missione di alto livello.

Anche i comandanti dei battaglioni non avrebbero ricevuto troppe informazioni se non quelle strettamente necessarie: le rivelazioni di oggi, infatti, affermano che la decisione di passare dalla teoria alla pratica, decidendo il quando e il come dell'attacco, sarebbe stata una decisione presa da una rosa di 5 senior di Hamas. Si tratterebbe di Yahya Sinwar (leader militare di Gaza) e suo fratello Muhammed, Muahammad Deif (comandante dell'ala armata di Hamas), Ayman Nofal (membro del Consiglio militare generale del gruppo) e Rawi Mushtaha. Le fonti del quotidiano arabo hanno rivelato, inoltre, che mentre il capo del Politburo dei terroristi di Hamas Ismail Haniyeh e il suo vice Saleh Al-Arouri (morto pochi giori fa) eranoa conoscenza dell'esistenza di un piano "eccezionale", numerosi leader dentro e fuori Hamas hanno ricevuto i dettagli circa le tempistiche e le modalità dell'aggressione una manciata di ore prima degli attacchi simultanei.

La scelta della data

Le fonti del quotidiano riportano che le informazioni dell'attacco sarebbero state riportate ai membri di rango inferiore soltanto tre giorni prima (il 4 ottobre), comunicando ai leader delle brigate regionali le task specifiche dell'operazione, senza evidenziare quale sarebbe stato il punto di non ritorno e l'obiettivo finale della missione stessa. Ayman Siyam, il leader della rocket unit di Gaza (ucciso alcune settimane fa), sarebbe stato tra i primi a ricevere l'ordine di prepararsi a lanciare "centinaia di razzi" simultaneamente.

Anche la data scelta per l'attacco sarebbe stata selezionata in base alle ricognizioni compiuti lungo il confine: il 7 ottobre sarebbe stato scelto per via della relativa calma nella zona di confine. La scelta del sabato, poi, sarebbe giustificata dal fatto che per Israele sarebbe stato un giorno di riposo assoluto, del quale profittare.

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