Mentre Vladimir Putin si troverà a Pyongyang in una rara visita di Stato di due giorni, la prima in Corea del Nord dopo il suo unico precedente nel Paese risalente al 2000, alcuni alti funzionari cinesi saranno impegnati a Seoul per prender parte ad un importante incontro diplomatico. La penisola coreana si è trasformata nel corcevia geopolitico delle due Coree e dei loro partner, nel ring dove si affrontano indirettamente Washington e Pechino, e pure nell’arena all’interno della quale Mosca e il Dragone – sulla carta due partner senza limiti – si scambiano messaggi indiretti. Già, perché l’avvicinamento tra il presidente russo e Kim Jong Un potrebbe non far troppo piacere al leader cinese Xi Jinping; sì rivale sistemico degli Usa ma pure fautore di equilibri e armonie. Finché la Corea del Nord si trovava unicamente nell’orbita cinese, la leadership del Partito Comunista Cinese poteva dormire sogni relativamente tranquilli (test missilistici permettendo); adesso che i nordcoreani si sono spostati verso la Russia, il discorso è ben diverso.
Il viaggio di Putin in Corea visto da Pechino
Attenzione: Cina e Russia restano solidi partner anche se le loro diverse esigenze, soprattutto in certi ambiti, rischiano talvolta di mettere a dura prova questa convergenza strategica. È il caso della Corea del Nord, che Mosca dà l’impressione di voler sfruttare come testa d’ariete per stressare la resistenza Usa in Asia e che Pechino vorrebbe invece utilizzare, di tanto in tanto, come spada di Damocle per frenare le ambizioni americane nell’Indo-Pacifico. Insomma: un approccio hard quello di Putin, uno soft quello di Xi.
Difficile pensare che il viceministro degli Esteri cinese, Sun Weidong, e Zhang Baoqun, vicedirettore dell'ufficio militare cinese per la cooperazione internazionale, si troveranno in Corea del Sud per prendere parte al dialogo diplomatico e di sicurezza “2+2”, casualmente proprio mentre Putin sarà a Pyongyang a firmare accordi (forse per ricevere armi e munizioni in cambio della condivisione di avanzate tecnologie militari) con Kim.
È lecito supporre che il Dragone voglia mandare un chiaro messaggio all’indirizzo dell’opinione pubblica internazionale, quasi a voler sottintendere di non essere responsabile – né favorevole, almeno sulla carta - ad ogni eventuale partnership militare che verrà stretta tra Mosca e Pyongyang.
La diplomazia del Dragone
Istituito nel 2002, il dialogo 2+2 tra Cina e Corea del Sud è stato organizzato finora cinque volte. È stato promosso al livello viceministeriale nel 2020, quando il sud coreano Moon Jae In, amico di Pechino, era presidente. "L'istituzione del meccanismo di dialogo 2+2 tra Cina e Repubblica di Corea è necessario per lo sviluppo delle relazioni bilaterali", ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian.
Lo stesso Lin ha affermato che la data del dialogo "è stata concordata in una fase iniziale" e non ha "nessuna rilevanza particolare per gli altri Paesi". Potrebbe essere veramente così, anche se la visita di Putin in Corea del Nord aggiunge maggiore incertezza alla situazione nella penisola. Già, perché la cooperazione economica tra le due Coree è stata sospesa, e il timore di uno scontro militare più che concreto.
La Cina, amica sia della Russia che della Corea del Nord, non ha ancora commentato il viaggio di Putin a Pyongyang. Per quanto riguarda il dialogo con la delegazione cinese, il ministero degli Esteri sudcoreano ha affermato che le due parti si scambieranno opinioni su "relazioni bilaterali, questioni relative alla penisola coreana e altri argomenti di interesse, comprese le situazioni geopolitiche regionali e internazionali".
I segnali da non ignorare
Cosa pensa, dunque, la Cina del viaggio di Putin in Corea del Nord? Qualunque sarà il pensiero di Pechino non è né bianco né nero, visto che il gigante asiatico si limiterà a monitorare la situazione senza esprimere approvazione o dissenso.
Non bisogna dimenticare che i tre Paesi in questione fanno parte di un blocco che considera gli Usa un nemico comune. E che, come spiegato da Nikkei Asian Review, Xi potrebbe ottenere l’accesso al Mar del Giappone in seguito ad un accordo con Kim e Putin per sfruttare il fiume Tumen, nei pressi del confine russo-coreano.
Secondo quanto riportato dal quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo, intanto, il "tributo dell’impronta", un monumento situato sul territorio cinese per commemorare l'amicizia tra Xi e Kim durante la visita di quest’ultimo a Dalian, nel 2018, sarebbe scomparso. Il piccolo monumento, che si trovava sulla spiaggia dell’isola di Bangchui, è stato presumibilmente rimosso da funzionari cinesi.
Negli ambienti diplomatici si ipotizza che la rimozione del sito sarebbe stata impossibile senza l’approvazione del presidente Xi.
Una fonte locale ha dichiarato al quotidiano di Seoul parole emblematiche: "C'è un'alta possibilità che il governo centrale abbia dato istruzioni per l'allontanamento". Per quale motivo? Impossibile saperlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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