I punti chiave
La Cina ha accusato il Regno Unito di proteggere e dare rifugio agli attivisti pro democrazia di Hong Kong, otto dei quali fuggiti all'estero e ricercati dalle autorità cinesi con tanto di taglie sulle loro teste. Dal canto suo, il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, ha fatto sapere che il governo "non tollererà alcun tentativo da parte della Cina di intimidire e mettere a tacere le persone nel Regno Unito e all'estero".
L'accusa della Cina
In una nota dell'ambasciata cinese a Londra si legge che la Cina ha espresso "forte insoddisfazione e ferma opposizione nei confronti di alcuni politici britannici", tra cui il ministro Cleverly, che danno "apertamente rifugio ai fuggiaschi" di Hong Kong.
L'azione di Londra è stata definita da Pechino una "flagrante interferenza nello stato di diritto di Hong Kong e negli affari interni della Cina". Da qui la richiesta cinese rivolta al governo britannico ad astenersi dallo sfruttare ulteriormente "questi elementi destabilizzanti anti-Cina e Hong Kong" che rappresentano "una minaccia a sovranità e sicurezza della Cina".
La risposta di Londra
Nelle scorse ore il ministro degli Esteri britannico aveva criticato la decisione di Hong Kong di offrire premi dal valore di circa 120 mila euro ciascuno per l'arresto di otto attivisti per la democrazia con sede all'estero. "Il Regno Unito difenderà sempre il diritto universale alla libertà di espressione e difenderà coloro che sono presi di mira", ha tuonato Cleverly.
Pechino ha chiesto "ai politici britannici interessati di smettere di interferire negli affari interni della Cina e nelle questioni di Hong Kong" perché "il popolo cinese si oppone all'interferenza straniera" e "la sua determinazione a proteggere i propri interessi è salda come una roccia e non vacillerà".
I fuggitivi nel mirino
La polizia di Hong Kong ha accusato gli otto attivisti di reati tra cui collusione straniera e incitamento alla secessione e ha offerto una lauta ricompensa a chiunque dovesse fornire informazioni che possano contribuire al loro arresto. Gli otto hanno sede in vari luoghi: almeno tre si troverebbero nel Regno Unito e altri negli Stati Uniti e in Australia
Il leader di Hong Kong, John Lee, ha dichiarato che l'unico modo per gli attivisti di "porre fine al loro destino di latitanti perseguitati a vita" è quello di "arrendersi" e li ha esortati "a consegnarsi il prima possibile". Ha inoltre fatto sapere che le autorità continueranno a "monitorare" le azioni e il comportamento degli otto anche all'estero, senza fornire dettagli sulle modalità. "Devono sapere che non staremo seduti a non fare nulla", ha detto Lee.
Ricordiamo che la legge
sulla sicurezza nazionale di Hong Kong è stata introdotta tre anni fa e concede alle autorità ampi poteri extraterritoriali per perseguire atti o commenti fatti in qualsiasi parte del mondo che ritengano criminali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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