"Fanno l'aperitivo, poi...". E il sindaco anti burqa demolisce così i radical chic

Il sindaco di Monfalcone, finito nel mirino del Pd dopo aver invitato la comunità musulmana al rispetto del decoro e della pulizia in spiaggia, non ha risparmiato una "stoccata" alla sinistra. "C'è chi dà lezioni fra un aperitivo ed un caffè, senza essere essere mai stato qui"

Alcuni cittadini stranieri in acqua a Monfalcone
Alcuni cittadini stranieri in acqua a Monfalcone
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"Seduti comodi, nei propri uffici al fresco, ci danno lezioni. Non sono mai stati qui, non hanno mai parlato con me per capire bene quale situazione Monfalcone stia vivendo. Anche se i numeri parlano da soli". Anna Maria Cisint, sindaco di centrodestra di Monfalcone, non le ha mandate a dire: gli esponenti e i militanti di sinistra che nei giorni scorsi l'hanno messa nel mirino per essersi di fatto scagliata contro il burkini (e non solo) stanno in pratica parlando su mere basi ideologiche, strumentalizzando la questione. Già in un'intervista rilasciata al Giornale.it, qualche giorno fa, aveva spiegato quale fosse l'intento della lettera aperta con la quale invitava la comunità musulmana (e le donne in particolare) a non tuffarsi in mare utilizzando indumenti diversi dai normali costumi da bagno. Cisint si riferiva con tutta probabilità ai casi di ragazze o donne islamiche che facevano il bagno indossando il burqa, sulla base di segnalazioni a quanto pare pervenute anche da alcuni bagnanti. Una battaglia simbolica, la sua. E lo ha ribadito oggi in una serie di post pubblicati sulla propria pagina Facebook, non risparmiando una serie di "stoccate" alla sinistra.

"Continuare a credere che il problema sia in chi solleva queste questioni, che nulla hanno di ideologico, è un grande limite. Far finta che sia “giusto” e “normale” veder aumentare a dismisura il numero delle donne con il velo integrale, non mi appartiene - ha scritto - poi si sa, i "chiacchieroni" stanno al fresco nelle stanze e tra un caffè e un aperitivo, pontificano. Tanti di quelli che parlano sono pure i corresponsabili del disastro, come il Pd. Qualcuno dei consiglieri regionali di sinistra mi ha addirittura invitato a cambiar Paese, se non mi vanno bene le cose". Ieri, la realtà comunale della provincia di Gorizia ha ospitato un "flash mob" (propiziato da un'associazione a quanto sembra vicina alla sinistra) nel corso del quale i partecipanti si sono gettati in acqua indossando giacca e cravatta, abiti da sera o jeans e maglietta, in segno di protesta. Una manifestazione che avrebbe tuttavia fatto registrare numeri decisamente contenuti in termini di partecipazione, mobilitando (secondo i dati della polizia locale) circa un centinaio di persone (a fronte di quasi 30mila residenti).

E, considerando come numerosi manifestanti provenissero a quanto pare da altre realtà comunali, Cisint ha avuto modo di bollare l'iniziativa come una "manifestazione boomerang", ricordando inoltre il 73% dei voti da lei ottenuti alle scorse elezioni. "La città ha capito che la mia battaglia non è quella dei costumi da bagno, ma quella del decoro e della dignità rivendicata dalla nostra comunità. Che nel costume ha però il simbolo di una lunga stagione di alterazione della convivenza civile che tocca il lavoro, la salute, il sociale e l'abitare - ha chiosato Cisint - e che ha come sottofondo il rifiuto a quelle pratiche più retrive che riportano ad una visione dei comportamenti umani e della vessazione verso le donne che la nostra società non può accettare. Il senso più profondo della nostra azione è la presa di coscienza che è stato raggiunto il limite della sostenibilità sociale e urbana.

Ed è indispensabile invertire la rotta nel modello produttivo basato sul vergognoso sfruttamento degli stranieri, regalatoci dall'ipocrisia della tolleranza praticata per tanti anni della sinistra".

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